“Sarilumab rappresenta una significativa arma in più nell’approccio terapeutico all’artrite reumatoide, una patologia dal forte impatto sociale che colpisce le persone, prevalentemente donne, in età attiva,” commenta Roberto Caporali, Professore associato di Reumatologia presso l’Università di Pavia e Responsabile della Early Arthritis Clinic presso la Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia. “Il suo meccanismo di azione, l’efficacia clinica su segni, sintomi e qualità di vita del paziente, dimostrati attraverso un ampio programma di studi clinici in cui sono stati coinvolti più di 3.000 pazienti, la sua somministrazione sottocute ogni 2 settimane e il device ergonomico rispondono alle esigenze reali delle persone affette da artrite reumatoide, tanto da migliorarne potenzialmente l’aderenza alla terapia, uno degli aspetti fondamentali nell’ambito della terapia di una patologia cronica.”
In Italia, si stima siano circa 250.000 le persone con artrite reumatoide, mentre in Europa si arriva a 2,9 milioni. Malattia autoimmune, cronica e progressiva, l’artrite reumatoide è caratterizzata da infiammazione, dolore, rigidità articolare e danni a cartilagine e osso, che comportano una disabilità progressiva. A questa si possono associare affaticamento e depressione, con importanti conseguenze sul benessere psicosociale del paziente,nonché complicanze sistemiche, come co-morbidità cardiovascolari, che ne possono mettere a rischio la stessa sopravvivenza.
L’artrite reumatoide ha una prevalenza maggiore tra le donne, che hanno una probabilità doppia di sviluppare questa patologia rispetto agli uomini. Inoltre, circa due terzi dei pazienti sono in una fascia di età compatibile con la piena attività lavorativa. I sintomi e le conseguenze dalla malattia hanno quindi un forte impatto negativo sia a livello personale sia sociale, andando a incidere pesantemente su qualità di vita e produttività.
Una soluzione vicina alle esigenze dei pazienti
Quattro le caratteristiche peculiari, che fanno di sarilumab una nuova opzione per il trattamento dell’artrite reumatoide attiva da moderata a grave più vicina alle esigenze dei pazienti:
- la posologia, con una somministrazione ogni due settimane;
- la disponibilità di due diversi device: una siringa pre-riempita e un auto-iniettore con caratteristiche pensate proprio per le persone con artrite reumatoide, come la forma ergonomica che ne facilita l’impugnatura, l’assenza di bottone per l’attivazione, un cappuccio sia estraibile che svitabile, segnali visivi e uditivi che indicano l’inizio e la fine dell’iniezione;
- la possibilità di tenere il farmaco, una volta estratto, fuori dal frigorifero fino a 14 giorni, a una temperatura inferiore ai 25°C;
- la disponibilità in due diversi dosaggi (200 mg e 150 mg), per una migliore gestione delle anomalie di laboratorio compatibili con l’inibizione della interleuchina (proteina) IL6.
Queste caratteristiche consentono al medico di adattare il trattamento non solo alla situazione clinica del paziente, ma anche alla sua quotidianità, migliorandone potenzialmente l’aderenza alla terapia e la qualità di vita.
Il meccanismo d’azione
Sarilumab, sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals, Inc. è un anticorpo monoclonale umano anti-IL-6R (anti-IL6 recettore), che si lega con elevata affinità sia alla forma di membrana sia alla forma solubile del recettore dell’interleuchina-6. Sarilumab blocca quindi la cascata di segnalazione pro-infiammatoria mediata da questa interleuchina, responsabile probabilmente fin dalle prime fasi dell’infiammazione articolare e sistemica tipica dell’artrite reumatoide.
Il ruolo chiave della IL6
L’interleuchina IL6 ha un ruolo fondamentale nell’ambito della patogenesi dell’artrite reumatoide, in quanto promuove l’infiammazione sia a livello articolare sia a livello sistemico.
A livello articolare, contribuisce alla distruzione delle articolazioni, stimolando l’attività di cellule che riassorbono l’osso, la produzione di particolari enzimi che distruggono la cartilagine e la morte cellulare programmata delle cellule che compongono la cartilagine stessa. Può, inoltre, promuovere la neoformazione dei vasi che caratterizza l’infiammazione di una particolare membrana all’interno delle articolazioni, la sinovia, contribuendo quindi alla sinovite, alla base del processo di distruzione articolare tipico della malattia.
A livello sistemico, questa interleuchina stimola l’attività del sistema immunitario sia nella sua fase immediata innata che nella sua fase più specifica o adattativa. Inoltre, promuove la produzione di proteine di fase acuta e causa anemia e osteoporosi. Infine, anche grazie alla presenza del recettore solubile, sembra contribuire ad alcuni aspetti neurologici ed endocrinologici, come il dolore, l’affaticamento e le alterazioni del tono dell’umore tipiche di questa patologia.
In sintesi, l’IL6 è l’interleuchina pleiotropica più abbondante a livello sierico e articolare nei pazienti con artrite reumatoide, e riveste un ruolo chiave nelle manifestazioni articolari e sistemiche di questa patologia cronica. Queste caratteristiche la rendono un bersaglio importante per lo sviluppo di terapie mirate e specifiche per il trattamento di pazienti che convivono con questa malattia.