«La nuova Ematologia IEO - spiega Pelicci - è un esempio unico in Europa di integrazione tra Ricerca, Diagnostica Avanzata e Clinica, per offrire a ciascun paziente la terapia più appropriata, a partire dalle caratteristiche genomiche del suo tumore. Per far questo vogliamo e dobbiamo fare network con la realtà clinica e di ricerca lombarda e nazionale, che già si colloca ai più alti standard internazionali. Nel lungo termine la nuova Ematologia IEO si pone l’obiettivo di offrire una possibilità di cura a tutti i pazienti con tumori ematologici, con terapie molecolari e senza chemioterapia. Oggi stiamo lavorando alla creazione di una rete di interazioni nazionali ed internazionali al fine di garantire un accesso precoce dei nostri pazienti ai farmaci più innovativi, oggi disponibili all’interno di una sperimentazione clinica. Abbiamo accettato anche la sfida di creare nuovi Farmaci Molecolari: ce n’è un bisogno urgente per poter curare tutti i tumori ematologici. Per questo IEO ha recentemente creato un programma di ricerca interamente dedicato alla creazione di nuovi Farmaci Molecolari per le leucemie ed i linfomi (Programma di Drug Discovery), che integra nella comunità dei ricercatori di base dello IEO un team di chimici medicinali con esperienza industriale di drug discovery. Un‘esperienza analoga esiste in pochi altri posti al mondo, quali Harvard a Boston e MD Anderson a Houston, ed è la prima e tuttora unica nel nostro Paese».
Il neonato Programma di Ematoncologia IEO sta già dimostrando come il mettere insieme esperti di livello internazionale sotto un unico tetto possa far passare dallo studio del DNA alla terapia in mesi anziché in anni. Parliamo per esempio del “blastic plasmacytoid dendritic cell neoplasm” (BPDCN), un tumore raro del sangue e della cute per cui non esisteva fino a ieri una terapia efficace. La collaborazione fra l’esperienza diagnostica di Stefano Pileri e quella di laboratorio di Francesco Bertolini ha permesso di evidenziare come i farmaci demetilanti, già disponibili per la cura di altre malattie ematologiche, se usati in nuove combinazioni, possano bloccare la crescita di questo tumore.
«Oggi l’attività dell’emolinfopatologo - spiega Pileri - passa dalla tradizionale osservazione al microscopio alla gestione ottimale delle biopsie, con creazione di bio-banche a cui si applicano tutte le tecnologie più avanzate, compreso il sequenziamento massivo del genoma. L’obiettivo è l’identificazione dei possibili bersagli terapeutici. Ciò è fondamentale per i linfomi e le leucemie, per i quali esiste una gamma relativamente ampia di farmaci mirati, le cosiddette “target therapy”, la cui scelta deve essere guidata dalle indagini molecolari che l’emolinfopatologo svolge sulla biopsia di ciascun paziente. Questo processo sottolinea l’urgenza che il nostro Paese, al pari di Germania, Francia e Regno Unito, istituisca nel territorio centri di riferimento per la diagnostica avanzata, che richiedono l’impiego di tecnologie sofisticate e personale altamente specializzato. Per questo ho voluto da subito organizzare la nuova Unità di Diagnosi Emolinfopatologica IEO come centro di riferimento nazionale.»
«Ho sempre creduto nel principio della condivisione nel rapporto fra medico e paziente - spiega Tarella - Per questo abbiamo deciso in IEO di coinvolgere i nostri pazienti nella gestione della loro malattia e del nostro approccio alle cure. Innanzitutto abbiamo strutturato un percorso dedicato al paziente ematologico, costruito sulla base delle sue particolari esigenze. Abbiamo dedicato spazi e personale medico ed infermieristico ai ricoveri d’urgenza ed un servizio di assistenza specialistico aperto 24 ore al giorno (fra i primi in Italia) per assicurare un contatto immediato con l’ospedale tutte le volte che è necessario. È nostra priorità promuovere tecniche e metodi di trattamento dell’individuo nel suo insieme, e sostenere il paziente sia durante il ricovero nel nostro ospedale che successivamente, per aumentare la sua partecipazione al processo di cura e la sua soddisfazione. A tale scopo, insieme all’Unità di Psicologia guidata da Gabriella Pravettoni, stiamo sviluppando un approccio personalizzato che prende in considerazione l’analisi e l’interpretazione di varie componenti cognitive, psicologiche e comportamentali. All’interno di questa attività, stiamo sostenendo la crescita di un’Associazione dei Pazienti Ematoncologici, completamente gestita dai malati e dedicata alle loro necessità, portando in IEO l’Associazione italiana pazienti emopatici (Aipe) fondata 20 anni fa dai miei pazienti.»
«L’unicità della nuova Ematologia IEO - dichiara Dalla Favera - è l’aver costituito una squadra di “cervelli” proveniente da diverse istituzioni, convincendoli a trasferire in IEO la loro esperienza e la loro cultura. A differenza del mondo anglosassone, questa situazione non è usuale in Italia. L’ematologia italiana è fra le prime cinque al mondo e il nuovo team IEO potrà ulteriormente sviluppare questa eccellenza, collaborando con gli altri poli del Paese.»
«L’ematologia è stata l’avamposto delle nuove terapie oncologiche – conclude Pelicci – Esempi ormai “antichi” sono la polichemioterapia e il trapianto di midollo; esempi recenti sono i Farmaci molecolari. L’elemento comune a tutte le nuove terapie in ematologia è il fatto che esse sono interamente basate sulla conoscenza, per ciascun paziente, dei meccanismi molecolari che conducono alla sua malattia, a partenza dal suo genoma. Per questo c’è bisogno di un team integrato, come quello che proponiamo con il Programma Ematoncologia. Oggi il Programma di Ematologia rappresenta l’applicazione di quella che la rivista Nature ha definito come “nuova medicina”: personalizzata, preventiva, predittiva, partecipativa. A queste 4 P, noi ne abbiamo aggiunta una quinta che è quella di “Psicologica”. Come teorizzato dal nostro fondatore, Umberto Veronesi, in futuro la medicina non potrà che essere Medicina della Persona».
Fonte: Ufficio Stampa IEO, Milano