Se la guerra alla malattia non passa più dalla trincea delle coscienze e dei comportamenti, per fortuna resiste il fronte della ricerca. Soprattutto in chi, in questi 30 anni e più di epidemia, non si è mai arreso al virus. Come MSD, che alla 22° International AIDS Conference (AIDS 2018) di Amsterdam ha annunciato i risultati di fase III, a 96 settimane, dello studio DRIVE-FORWARD, che valuta il profilo di efficacia e sicurezza di doravirina (DOR) - una molecola di nuova generazione per il trattamento dell’HIV appartenente alla classe degli inibitori non nucleosidici della transcrittasi inversa (NNRTI) – in combinazione con altri agenti antiretrovirali, per il trattamento dell’infezione da HIV nei pazienti adulti naive.
Lo studio di fase III DRIVE-FORWARD, coinvolge 766 pazienti naive alla terapia antiretrovirale, randomizzati in due gruppi di trattamento (383 in ogni gruppo): un gruppo ha ricevuto doravirina (100mg) una compressa una volta al giorno, l’altro la combinazione di darunavir+ritonavir (800mg+100mg) una volta al giorno, entrambi in associazione con due analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa (TDF/FTC o ABC/3TC).
I dati evidenziano come il 73.1% dei pazienti trattati con una dose giornaliera di doravirina per 96 settimane, abbia raggiunto la soppressione della carica virale (HIV RNA inferiore alle 50 copie/mL) a fronte del 66.0% dei pazienti trattati, nello stesso periodo, con una dose giornaliera di darunavir in combinazione con ritonavir. Rispetto alla combinazione darunavir + ritonavir, Doravirina ha mostrato anche un miglior profilo lipidico.
Perché la ricerca non si può fermare: grazie alle terapie è oggi possibile convivere con il virus. Ma esistono ancora molti bisogni terapeutici da soddisfare, legati alle caratteristiche cliniche e personali di ciascun paziente. La ricerca MSD si sta muovendo proprio in questa direzione: verso trattamenti maneggevoli e ben tollerati nel lungo periodo, che siano non solo efficaci ma che si adattino anche alle necessità dei pazienti con l’avanzare dell’età o che debbano fronteggiare patologie concomitanti, anche molto comuni, come l’ipercolesterolemia.
Fonte: Ufficio Stampa Argon Media