Mencacci ha infatti sottolineato che curare la depressione non significa soltanto trattare i problemi dell’umore, ma anche occuparsi degli aspetti di tipo cognitivo. Disturbi dell’attenzione, compromissioni della fluenza verbale, delle funzioni esecutive e rallentamento psico-motorio potrebbero essere, infatti, importanti campanelli d’allarme della depressione. “Migliorare l’attenzione e la memoria potrebbe aiutare il paziente a risolvere alcune problematiche contingenti della depressione, come, ad esempio, le ripercussioni in ambito lavorativo, sociale e famigliare. La depressione ha infatti un impatto molto forte dal punto di vista lavorativo e costituisce, non a caso, una delle principali cause di disabilità sul lavoro, oltre a essere associata a una significativa perdita economica in termini di produttività”, ha spiegato il professore.
La depressione è una condizione che riguarda oltre 300 milioni di persone a livello globale, 40 milioni nella sola Europa e 3 milioni in Italia; le donne, rispetto agli uomini, ne sono coinvolte in una proporzione di 2 a 1. Proprio nelle donne in peri-menopausa, periodo tra la pre-menopausa e la post-menopausa che può durare anche alcuni anni, il rischio di depressione aumenta di quattordici volte rispetto alla pre-menopausa caratterizzandosi, anche in questa fase della vita della donna, con una compromissione cognitiva soprattutto a carico della memoria e della capacità di concentrarsi.
“La presa in carico della compromissione cognitiva che si osserva nel paziente depresso - ha spiegato il professor Mencacci - è una parte fondamentale del lavoro del clinico, a partire da una corretta diagnosi differenziale. Obiettivo del clinico deve essere inoltre il raggiungimento del pieno recupero funzionale e del miglioramento della qualità di vita del paziente depresso. Ecco perché è sempre importante avere a disposizione nuovi farmaci che possano colmare questi bisogni. In questo ambito sono stati fatti passi avanti negli anni fino ad arrivare all’ultimo antidepressivo lanciato sul mercato che permette di trattare anche i sintomi cognitivi legati alla depressione e che è caratterizzato da un meccanismo d’azione multimodale. Cruciale quindi è fare in modo che la ricerca clinica non si fermi mai per continuare ad avere trattamenti sempre più innovativi”.
Un tema, quello della ricerca, caro a Lundbeck, azienda farmaceutica che da 25 anni in Italia è specializzata nell’ambito delle patologie psichiatriche e neurologiche con l’obiettivo di migliorare la qualità del trattamento dei disturbi psichiatrici e neurologici attraverso competenze specialistiche, prodotti innovativi e programmi educazionali, in stretta collaborazione con i professionisti del settore
“La strategia di ricerca e sviluppo di Lundbeck è rivolta a migliorare la vita delle persone che soffrono di disturbi psichiatrici e neurologici tra cui la depressione. Nel campo della depressione Lundbeck è sicuramente azienda leader; infatti, nei suoi 25 anni in Italia ha messo a disposizione di medici e pazienti ben 4 antidepressivi frutto della ricerca interna. Tutto questo è da sempre portato avanti da Lundbeck con focus passione e responsabilità – afferma l’Amministratore Delegato di Lundbeck Italia, Tiziana Mele -. La passione di Lundbeck si vede non solo nella ricerca clinica ma anche nella costante e robusta collaborazione con società scientifiche e associazioni di pazienti e familiari al fine di sviluppare servizi innovativi in grado di migliorare la vita delle persone che vivono ogni giorno con disturbi psichiatrici o neurologici. Questo approccio è chiamato da Lundbeck progress in mind”.
Fonte: Ufficio Stampa Imagine