Il BDNF (brain-derived neurotrophic factor) è un fattore di crescita che appartiene alla famiglia delle neurotrofine, proteine che determinano la sopravvivenza, lo sviluppo e la funzionalità dei neuroni del sistema nervoso periferico e centrale. Recenti evidenze scientifiche hanno suggerito una possibile relazione tra ridotti BDNF e sindrome coronarica acuta: lo studio del Centro Cardiologico Monzino conferma per la prima volta questa relazione. I ricercatori hanno individuato infatti che, in un modello animale, il Polimorfismo BDNFVal66Met predispone a un’iper reattività piastrinica e a condizioni che favoriscono infiammazione e coagulazione: tutti elementi all’origine della trombosi arteriosa, che a sua volta può determinare sindrome coronarica acuta e infarto del miocardio.
«I risultati di questo studio forniscono una potenziale risposta al perché del legame esistente tra le patologie cardiovascolari, in particolare le sindromi coronariche acute, e la depressione - commenta la Prof.ssa Elena Tremoli, Direttore Scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino - Oggi la depressione è entrata a pieno titolo tra i principali fattori di rischio di malattia cardiovascolare, al pari di ipertensione, ipercolesterolemia e diabete, solo per citarne alcuni. Noi abbiamo individuato un nuovo meccanismo che spiega questa relazione. Sulla base dei risultati delle nostre ricerche - continua - approfondiremo il potenziale ruolo della depressione e del suo controllo farmacologico nello sviluppo della malattia coronarica».
Ancora resta da chiarire, ad esempio, se il polimorfismo BDNFVal66Met opera da solo un effetto negativo sul sistema cardiovascolare, o se agisce in relazione ad altri fattori. «La strada da percorrere è ora tracciata e le ricerche future ci permetteranno di fornire risposte concrete ai pazienti - conferma Elena Tremoli - Ciò che ora appare sempre più chiaro ed evidente è che alla base della depressione esistono meccanismi biologici alterati in grado di influire anche sull’attività delle piastrine del sangue e di conseguenza sullo sviluppo eventuale di fenomeni trombotici, responsabili degli eventi acuti cardiovascolari come l’infarto miocardico. Un’evidenza non da poco - conclude- che ci obbliga a tenere presente come cervello e cuore siano strettamente connessi, e come malattie come la depressione possano influenzare anche la salute del cuore».
Fonte: Ufficio Stampa Centro Cardiologico Monzino, Milano