Secondo quanto emerge dai risultati dello studio, atezolizumab in associazione con bevacizumab ha ridotto il rischio di morte (OS) del 42% (hazard ratio [HR]=0.58; 95% CI: 0.42-0.79; p=0.0006) e il rischio di peggioramento della malattia o morte (PFS) del 41% (HR=0.59; 95% CI: 0.47-0.76; p<0.0001) rispetto a sorafenib. Inoltre, il trattamento con atezolizumab in associazione con bevacizumab ha ritardato il tempo al deterioramento della qualità della vita riferito dal paziente (un endpoint secondario descrittivo predefinito) rispetto a sorafenib (tempo medio al deterioramento: 11,2 contro 3,6 mesi; HR=0,63; 95% CI: 0,46, 0,85). La sicurezza di atezolizumab e bevacizumab è risultata coerente con i profili di sicurezza noti per i singoli farmaci.
"Per la prima volta dopo dieci anni, siamo davanti ad un trattamento che ha migliorato significativamente la sopravvivenza complessiva dei pazienti affetti da carcinoma epatocellulare non resecabile rispetto all'attuale standard di cura", ha dichiarato Prof. GianLuca Masi, Professore Associato di Oncologia Medica all’Università di Pisa. "Il carcinoma epatico è una malattia aggressiva che colpisce di milioni di persone in tutto il mondo e la cui incidenza è in aumento. Atezolizumab in associazione con bevacizumab può modificare profondamente la strategia di trattamento di questa malattia; finalmente abbiamo una nuova opzione terapeutica che incide positivamente sulla prognosi dei pazienti e che, inoltre, apre importanti nuovi scenari in quanto conferma l’importanza strategica della associazione tra farmaci immunoterapici ed antiangiogenici. E’ in corso un importante lavoro con le autorità sanitarie a livello mondiale per poter offrire quanto prima questa opzione terapeutica ai pazienti".
Ogni anno a più di 750.000 persone in tutto il mondo viene diagnosticato un carcinoma epatocellulare non resecabile (HCC), la forma più comune di carcinoma epatico. La maggior parte dei casi si verifica in Asia e quasi la metà di tutti i casi in Cina. In Europa e negli Stati Uniti, l'incidenza del carcinoma epatico è comunque in aumento, con un numero di casi di carcinoma epatico più che triplicato dal 1980 ad oggi.
Il carcinoma epatocellulare (HCC)L'HCC è un carcinoma aggressivo per il quale esistono poche opzioni terapeutiche ed è una delle principali cause di morte per cancro in tutto il mondo.1 Ogni anno a livello mondiale vengono diagnosticati oltre 750.000 casi di HCC, di cui la maggior parte dei casi viene diagnosticata in Asia e quasi la metà in Cina.2,3 Negli Stati Uniti, il numero di casi di carcinoma epatico è più che triplicato dal 1980 ad oggi. L’HCC rappresenta la causa di morte per cancro a più rapida crescita, ed è in aumento anche in Europa.4,5,6 Il carcinoma epatico colpisce soggetti affetti da cirrosi dovuta ad epatite cronica (B o C) o al consumo di alcool, e solitamente quando si manifesta è già in uno stadio avanzato. La prognosi dell'HCC non resecabile rimane infausta, con poche opzioni terapeutiche sistemiche e una percentuale di sopravvivenza a 1 anno dalla diagnosi inferiore al 50%.
Fonte: Ufficio Stampa APCO Worldwide