Per tenere sempre più aggiornati i pazienti su terapie esistenti, effetti collaterali, nuovi farmaci e sperimentazioni cliniche in corso, l’AIL - Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma - promuove nel corso dell’anno una serie di meeting dedicati al Mieloma e aperti a medici, famiglie e pazienti.
Il prossimo appuntamento è a Rimini sabato 3 ottobre, a partire dalle 9.00, presso la Sala Energia del Centro Congressi SGR (Via Chiabrera 34/b). L’incontro è organizzato dall’ AIL
con il supporto dell’IMF (International Myeloma Foundation) e il patrocinio della Fondazione GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell'Adulto).
Al Seminario AIL Pazienti interverranno tra gli altri: Patrizia Tosi Direttore U.O. Ematologia, dipartimento Oncologia ed Ematologia presidio ospedaliero di Rimini; Marco Gobbi, Direttore del reparto di Ematologia - Clinica dell'Ospedale San Martino e Cliniche Universitarie Convenzionate di Genova; Susie Novis e Brian Durie dell’International Myeloma Foundation ed Eduardo Pinto, Presidente della Sezione AIL di Rimini.
L'AIL è impegnata da 45 anni nel promuovere e sostenere la ricerca scientifica nel campo delle leucemie, mettere in atto l’assistenza sanitaria necessaria a migliorare la qualità della vita dei malati e dei loro familiari, e nel sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le malattie ematologiche. Attualmente l'AIL si articola in 81 sezioni provinciali distribuite su tutto il territorio nazionale.
La partecipazione al seminario è gratuita ma occorre registrarsi inviando una e-mail ad ailpazienti2@ail.it o telefonando al numero 06/70386059.
Intervista Dottoressa Patrizia Tosi
Direttore U.O. Ematologia, dipartimento Oncologia ed Ematologia
Presidio Ospedaliero di Rimini
1) I seminari interattivi dell’AIL nascono per permettere ai pazienti e ai loro familiari di incontrare direttamente gli specialisti. Perché è importante organizzare degli appuntamenti come questi?
I pazienti oggi vogliono avere informazioni sempre più aggiornate ed attendibili sulla propria patologia e grazie ai seminari interattivi AIL diamo una risposta a questa esigenza. Nel corso degli incontri un malato ha la possibilità di chiedere un altro parere oltre a quello del proprio specialista, rassicurandosi circa la validità della terapia seguita, ed ha anche l’opportunità di parlare con diverse persone e famiglie che si trovano nella sua stessa situazione. I seminari sono poi importanti perché avvicinano il paziente ai medici, rendendolo consapevole non solo dei progressi nel trattamento della patologia ma anche del giusto approccio ai problemi quotidiani che la malattia comporta.
2) Quali sono le novità terapeutiche nel trattamento del Mieloma Multiplo?
Fortunatamente abbiamo a disposizione farmaci sempre più innovativi per il trattamento della patologia. Abbiamo ad esempio terapie più specifiche per la malattia ricaduta refrattaria, abbiamo un protocollo nazionale per la cura dell’anziano fragile e un protocollo nazionale che prevede l’impiego di un nuovo inibitore del proteosoma. Purtroppo ancora non si riesce a fare meno dell’impiego del cortisone, tollerato male dai pazienti, e di alcuni periodi di chemioterapia. Ma l’obiettivo che ci prefiggiamo per il futuro è proprio quello di arrivare al chemo-free treatment che comporterà un impatto molto minore a livello fisico con un sensibile miglioramento della qualità di vita del malato, soprattutto anziano. I nuovi farmaci, che non si possono ancora utilizzare da soli, agiscono infatti sul microambiente midollare, sulle alterazioni o su specifici recettori cellulari e non sono quindi chemioterapici.
3) Come cambia la terapia a seconda che si parli di paziente anziano e di paziente giovane?
Il paziente anziano viene ora trattato con basse dosi di chemioterapici e nuovi farmaci, terapia che consente spesso di ottenere la remissione completa, cosa che non avveniva in passato. Il paziente giovane viene invece trattato con il trapianto di cellule staminali, prevalentemente di tipo autologo, poiché ancora non si è riusciti a trovare una terapia superiore a questa. L’associazione di trapianto e nuovi farmaci, infatti, permette di ottenere risposte che un tempo erano inimmaginabili.