Scoperto un nuovo legame fra obesità e il Diabete Autoimmune dell'Adulto (detto anche Diabete NIRAD) che è una forma a metà strada fra il Diabete di Tipo 1 e il Diabete di Tipo 2 solitamente non richiede somministrazione di insulina
Lo studio di ricercatori de La Sapienza, Università di Roma
Un nuovo
marcatore di autoimmunità per il diabete è stato recentemente associato
all’obesità nei pazienti affetti da diabete. La presenza di questo
anticorpo permette di diagnosticare una forma di diabete definito diabete
autoimmune dell’adulto ed anche LADA (Latent Autoimmune Diabetes in Adults )
o NIRAD (Non Insulin Requiring Autoimmune Diabetes), cioè diabete
causato da autoimmunità, non richiedente insulina per il trattamento al momento
della diagnosi. Il NIRAD è una forma di diabete che si colloca a metà strada
tra le due forme classiche ovvero il diabete tipo 1 che compare nei giovani ed
è causato dalla distruzione autoimmune delle cellule pancreatiche ed il tipo 2
che compare nei soggetti adulti soprattutto con eccedenza ponderale o obesi. Il
lavoro, messo a punto da un gruppo di ricercatori della Sapienza (Raffaella
Buzzetti, Marialuisa Spoletini, Simona Zampetti, Giuseppe Campagna, Lidia
Marandola, Francesca Panimolle, Francesco Dotta, Claudio Tiberti for the NIRAD
Study Group - NIRAD 8) suggerisce che l’obesità, favorisce la comparsa di
anticorpi coinvolti nella genesi della autoimmunità. L’obesità viscerale
rappresenta infatti uno dei principali fattori di rischio per l’insulino-
resistenza ed il diabete di tipo 2, inoltre, provocando uno stato di
infiammazione cronica potrebbe favorire in alcuni pazienti anche la graduale
distruzione delle cellule beta-cellule pancreatiche che producono insulina.
Infatti lo studio ha individuato un anticorpo che agisce verso una proteina
trans-membrana (la tirosina-fosfatasi frammento 256-760) della beta-cellula
pancreatica. I ricercatori hanno scoperto che tale anticorpo aumenta con
l’aumentare dell’indice di massa corporea (BMI) in soggetti obesi con
precedente diagnosi di diabete tipo 2.
Questi risultati sono stati raggiunti grazie ad una sperimentazione effettuata su un ampio numero di pazienti (1850) con diagnosi di diabete tipo 2. Il 6.5% dei pazienti è risultato positivo ad almeno un anticorpo caratteristico del diabete tipo 1 ed inoltre lo studio ha evidenziato che l’anticorpo di recente individuazione, aumenta con l’incremento del BMI dei pazienti.
“La presenza di un autoanticorpo diretto verso la beta-cellula pancreatica in pazienti diabetici obesi che aumenta con l’aumentare del BMI” - afferma Raffaella Buzzetti coordinatrice della ricerca - “lascia ipotizzare che il tessuto adiposo in eccesso possa avere una genesi nella formazione degli stessi anticorpi”.
Fonte: Ufficio Stampa Università La Sapienza di Roma
Questi risultati sono stati raggiunti grazie ad una sperimentazione effettuata su un ampio numero di pazienti (1850) con diagnosi di diabete tipo 2. Il 6.5% dei pazienti è risultato positivo ad almeno un anticorpo caratteristico del diabete tipo 1 ed inoltre lo studio ha evidenziato che l’anticorpo di recente individuazione, aumenta con l’incremento del BMI dei pazienti.
“La presenza di un autoanticorpo diretto verso la beta-cellula pancreatica in pazienti diabetici obesi che aumenta con l’aumentare del BMI” - afferma Raffaella Buzzetti coordinatrice della ricerca - “lascia ipotizzare che il tessuto adiposo in eccesso possa avere una genesi nella formazione degli stessi anticorpi”.
Fonte: Ufficio Stampa Università La Sapienza di Roma