
“Le opzioni terapeutiche per questo tumore – spiega la professoressa Domenica Lorusso associato di Ostetricia e ginecologia all’Università Cattolica, campus di Roma, Responsabile della Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e principal investigator dello studio ENGOT-cx11 - sono sempre le stesse da almeno 15 anni: chirurgia, radiochemioterapia e in qualche caso il ricorso a farmaci antiangiogenici come il bevacizumab. Alcuni studi recenti di fase II hanno però suggerito che un aiuto importante potrebbe venire dall’ultima nata dei trattamenti anti-tumorali, l’immunoterapia. Nel tumore del polmone la combinazione radioterapia-immunoterapia ha dimostrato di funzionare molto bene (come nello studio PACIFIC) e dunque partendo da questa esperienza, abbiamo deciso di testarla anche nel tumore della cervice”.
Le pazienti faranno la radio-chemioterapia per 5 settimane (al Gemelli le terapie verranno effettuate presso il Day Hospital di Radiochemioterapia diretto dal Professor Vincenzo Valentini e presso il Centro di Farmacologia Clinica di Genere diretta dal Professor Giovanni Scambia); quelle assegnate al gruppo di trattamento con il pembrolizumab riceveranno il farmaco ogni 3 settimane in aggiunta alla radiochemioterapia; poi proseguiranno il trattamento con pembrolizumab ogni 6 settimane nella fase di mantenimento, fino ad un massimo di due anni (l’80% delle recidive compare entro i primi due anni).
Lo studio ENGOT CX11, condotto nell’ambito del gruppo ENGOT (European Network for Gynaecological Oncological Trial) a livello europeo e MITO (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer and gynecologic malignancies) in Italia, valuterà la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza complessiva (OS). “La speranza – conclude la professoressa Lorusso è quella di riuscire a cambiare uno standard di terapia, in piedi da 15 anni”.
“Accogliamo con piacere il lancio di questo importante studio – afferma Annamaria Mancuso, presidente di ‘Salute Donna Onlus’ - che vede protagonista la ricerca italiana a favore delle donne di tutto il mondo. Ci auguriamo davvero che da questa ricerca scaturisca una nuova opportunità di trattamento per un tumore, come quello della cervice, per il quale non ci sono state novità in campo terapeutico da molti anni”.
“L’immunoterapia ha portato grandi novità terapeutiche in diverse forme tumorali - afferma Nicoletta Cerana, presidente di Acto, l’unica rete italiana di associazioni pazienti dedicata al tumore ovarico e ai tumori ginecologici - e noi seguiamo con molta attenzione il trasferimento di queste conoscenze ai tumori ginecologici e soprattutto al tumore della cervice uterina, sperando che le ricerche farmacologiche in corso possano accelerare l’arrivo di nuove terapie che aspettiamo da oltre 15 anni. Invitiamo quindi tutte le donne a partecipare a questo studio coordinato dal Policlinico Gemelli per riuscire, tutti insieme, a ridisegnare il futuro di questa neoplasia e delle 57mila donne che ne soffrono in Italia”. Si stima che siano circa 57 mila le donne che vivono al momento con questa neoplasia in Italia. La sopravvivenza a 5 anni è complessivamente del 68%. Nel 2016 sono stati 506 i decessi dovuti a questo tumore nel nostro Paese.