
Nonostante la broncodilatazione sia riconosciuta come il fondamento della terapia della BPCO, molti pazienti continuano a presentare sintomi e riacutizzazioni. L’estensione dell’indicazione per la tripla associazione fissa extrafine di Chiesi riflette le evidenze scientifiche che ne dimostrano i benefici in pazienti con BPCO, da moderata a grave, non adeguatamente trattati con l’associazione di due broncodilatatori (LABA/LAMA), offrendo loro la possibilità di beneficiare dalla prima tripla associazione fissa in formulazione extrafine.
"Siamo lieti che la prima tripla associazione fissa extrafine sia disponibile per i pazienti con BPCO, da moderata a severa, che richiedono un rafforzamento (step up) della terapia rispetto alla doppia broncodilatazione. Da oggi siamo in grado di offrire a questi pazienti una nuova opzione terapeutica per aiutarli nella gestione della loro malattia", ha commentato Alessandro Chiesi, Head of Region Europe, Gruppo Chiesi.
L’aggiornamento dell’indicazione si basa sui dati dello studio TRIBUTE, pubblicati lo scorso anno su The Lancet, che ha dimostrato la superiorità della tripla associazione fissa in formulazione extrafine di Chiesi (ICS/LABA/LAMA) rispetto alla combinazione fissa di due broncodilatatori (LABA/LAMA) nei pazienti con BPCO, da moderata a severa, nella riduzione delle riacutizzazioni (endpoint primario dello studio) e nel miglioramento della funzione polmonare e della qualità della vita (endpoint secondari), con un profilo di sicurezza assolutamente comparabile.
Nuova indicazione terapeutica della tripla terapia in formulazione extrafine di Chiesi:
Terapia di mantenimento in pazienti adulti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) da moderata a severa per i quali l’associazione di un corticosteroide inalatorio (ICS) e un beta2-agonista a lunga durata d’azione (LABA) o l’associazione di un anti-muscarinico a lunga durata d’azione (LAMA) e un beta2-agonista a lunga durata d’azione (LABA) non costituisce un trattamento adeguato . Il farmaco è stato approvato originariamente in Europa, nel luglio 2017, come terapia di mantenimento in pazienti adulti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), da moderata a severa, per i quali l’associazione di un corticosteroide inalatorio (ICS) e un beta2-agonista a lunga durata d’azione (LABA) non costituisce un trattamento adeguato
Fonte: Ufficio Stampa Value Relations