“Sono dati che attestano l’enorme valore della ricerca clinica per i pazienti - spiega il Dottor Andrea Fontanella, Presidente Nazionale FADOI -, visto l’accesso a terapie innovative, l’allungamento e la qualità della vita, la capacità di affrontare gli unmet medical need (bisogni medici insoddisfatti). La ricerca clinica, inoltre, è un grande valore per il Paese, con l’attrazione di investimenti dall’estero, l’aumento della competitività, il bisogno di occupazione qualificata; e per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), poiché la ricerca introduce innovazione per il sistema, promuove la crescita di centri di eccellenza, e ha una conseguenza positiva in termini di appropriatezza dell’assistenza che viene prestata ai pazienti”.
Eppure dal Rapporto AIFA 2017, quando si parla di ricerca farmacologica, emerge che dal 2009 al 2016 la ricerca no profit in Italia ha visto ridursi del 47% il numero delle sperimentazioni cliniche sui farmaci. Più in generale, parlando di investimenti per la ricerca in senso lato, siamo ben lontani dall’Obiettivo Europa 2020, stabilito nel 2002 dal Consiglio Europeo, ovvero portare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL. Oggi, infatti, l’Italia investe nel settore circa l’1,5% del Prodotto Interno Lordo, contro la media UE che supera il 2%. Queste frazioni percentuali corrispondono in realtà a decine di miliardi di Euro.
Rispetto a questo, e a numerose altre criticità che nel nostro Paese affliggono la Ricerca in generale e quella biomedica in particolare, cosa farà il nuovo Parlamento a partire dalle prossime settimane? E quali proposte concrete possono venire dal mondo della Ricerca?
Fonte: Ufficio Stampa Agnes Comunicazione