Il professor Vincenzo Stanghellini, ordinario del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ha approfondito le cause dell’IBS: “Esiste un asse neuroendocrino che porta informazioni dall’intestino all’encefalo, il quale a sua volta condiziona la funzionalità digestiva. La Sindrome dell’Intestino Irritabile è un problema di microbiota e di barriera intestinale, ma anche di violenze infantili, di sedentarietà e di fragilità psichica. Un problema che riguarda in prevalenza persone con meno di cinquant’anni e di sesso femminile che hanno una storia, soprattutto in età infantile, di gastroenteriti, le quali hanno probabilmente danneggiato in parte irreversibilmente la barriera intestinale, quel sottile ma cruciale strato di cellule, muco e microbiota intestinale che separa il lume intestinale dal resto dell’organismo”.
La conferma arriva anche dal professor Giovanni Barbara, gastroenterologo, docente associato al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna.
“In passato l’IBS era erroneamente identificato con un vago disturbo intestinale legato allo stress – ha confermato il professor Barbara -. In realtà è una malattia che riconosce specifici meccanismi patogenetici e un inquadramento clinico ben preciso”.
“Nello specifico – ha precisato Barbara -, il settore anatomico cruciale per questa malattia è la barriera intestinale, costituita da cellule affiancate che devono far passare i nutrienti ma allo stesso tempo deve impedire il passaggio di agenti nocivi e microorganismi, quindi deve funzionare selettivamente. Quando questo non avviene, si verificano alterazioni che provocano uno stato infiammatorio locale. Questa malattia pertanto ha una chiara dimostrazione microscopica, ma si accompagna a sintomi macroscopici, di grande impatto e di disturbo su chi ne soffre. La ‘micro’ azione dei probiotici, quindi, è in grado di prevenire e riparare questo danno alla barriera”.
“Anche se non è possibile individuare oggi la composizione ideale del microbiota intestinale di una persona sana (la cosiddetta eubiosi), è noto che molti sono i fattori e le circostanze capaci di alterare il profilo microbico, inducendo una disbiosi cronica – ha aggiunto il professor Antonio Gasbarrini, ordinario Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma -. Questa si esprime con segni e sintomi di malattia, per esempio la sindrome dell’intestino irritabile, che viene di solito curata intervenendo sui sintomi, ma ignorando del tutto lo stato del microbiota”. “È necessario invece intervenire innanzitutto direttamente sulla disbiosi – ha proseguito Gasbarrini - con l’integrazione di prebiotici, cioè sostanze utilizzate elettivamente dalla flora intestinale, che ne risulta modificata, o probiotici mirati sullo specifico disturbo, possibilmente personalizzati, vera novità per il trattamento della sindrome dell’intestino irritabile”.
Alcuni dati sull’IBS mostrano evidenze contrastanti: circa il 40 per cento di tutti i casi non richiede una terapia farmacologica ma interventi semplici sullo stile di vita, metà di tutti i pazienti si rivolge a un medico e la grande maggioranza dei pazienti (l’85 per cento) si sottopone a indagini diagnostiche strumentali (ecografia addominale, endoscopie digestive di tutti i tipi, elettrocardiogramma, radiografie) che sono in gran parte inutili; i pazienti con IBS sono inoltre esposti in modo ingiustificato a interventi chirurgici non dovuti: colecistectomie (tre volte rispetto ai soggetti senza IBS), appendicectomie, addirittura asportazioni dell’utero (il doppio).
“Nell’ambito degli interventi non farmacologici per l’IBS, l’utilizzo dei probiotici è raccomandato dalle linee guida internazionali grazie all’azione mirata e clinicamente dimostrata di specifici ceppi sui sintomi – ha concluso Angèle Guilbot, Scientific Manager PiLeJe -. Per questo la nostra azienda, da venticinque anni attiva nello sviluppo di probiotici innovativi, ha studiato diversi prodotti mirati: in particolare, per l’IBS-C, caratterizzata da costipazione predominante, viene proposto un probiotico a base di quattro ceppi specifici, Lactibiane Reference, mentre per l’IBS- D (con diarrea predominante), viene proposto Lactibiane Tolerance, con cinque ceppi probiotici specifici. Come consigliato dagli esperti, per ciascuna situazione clinica viene proposta una soluzione mirata”.