● I risultati di questo studio suggeriscono anche un ruolo della visfatina come possibile nuovo biomarcatore di aggressività del tumore della prostata
Individuato un biomarcatore di aggressività del tumore della prostata, la visfatina, i cui livelli aumentano in condizioni di ridotta presenza di ossigeno e si riducono con la metformina. Una condizione nota come ‘ipossia’ ovvero la mancanza di ossigeno, che può condizionare una maggiore aggressività dei tumori. Il tumore infatti lavora meglio ‘in apnea’ visto che la mancanza di ossigeno stimola l’espressione di una serie di geni che ne facilitano la progressione. Uno di questi è quello che codifica per l’HIF1 (Hypoxia-inducible factor 1) un fattore che a sua volta induce l’espressione di altri geni, quali quello della visfatina, prodotta dal tessuto adiposo, che gioca un ruolo importante nel promuovere la proliferazione dei tumori.
Le staminali svelano i danni fatti dal diabete in gravidanza alla mamma e al bambino
Le staminali presenti nello ‘spartiacque’ madre-feto rivelano le alterazioni metaboliche presenti nell’utero delle mamme obese o con diabete gravidico, che possono influenzare il normale sviluppo del bambino
Una mamma obesa e la comparsa di diabete durante la gravidanza rappresentano due condizioni metaboliche sfavorevoli per il normale sviluppo del bambino. Una condizione di obesità già presente prima di affrontare la gravidanza e l’eccessivo aumento di peso durante la gravidanza, soprattutto se complicato dal diabete gestazionale (GDM), si associano a conseguenze sfavorevoli sia a livello ostetrico (cioè per la madre) che neonatale (rischio di parto pre-termine, ricorso a parto cesareo, aumentata mortalità perinatale, maggiore frequenza di macrosomia cioè di peso alla nascita superiore a 4 Kg e difetti dello sviluppo nella prole). Le alterazioni metaboliche materne, condizionando l’ambiente uterino, possono influenzare la traiettoria di sviluppo fetale che proseguirà fino alla vita adulta e condizionerà il rischio metabolico a lungo termine.
Il diabete fuori controllo mette i bastoni tra le ruote alle terapie contro il tumore della mammella
● Scoperto uno dei meccanismi della resistenza ai farmaci indotta dal diabete: potrebbe diventare un nuovo bersaglio terapeutico
Una ricerca firmata da Maria Rosaria Ambrosio e colleghi, presentata al congresso annuale dell’EASD in corso a Lisbona, è andata a studiare i meccanismi attraverso i quali l’iperglicemia riesce ad influenzare, anche con l’aiuto del tessuto adiposo, la sensibilità delle cellule di tumore della mammella al tamoxifene, un farmaco anti-ormonale (inibitore selettivo del recettore per gli estrogeni) utilizzato nel trattamento di alcune forme di questa neoplasia (quelle con recettori per gli estrogeni, ER+).
Vitamina D: una possibile arma di prevenzione del diabete di tipo 2
● La supplementazione con vitamina D migliora la insulino-resistenza e la funzione delle cellule beta pancreatiche nei soggetti con pre-diabete e deficit di vitamina D
La vitamina D esercita i suoi effetti anche al di fuori delle ossa, influenzando anche il metabolismo. Ernesto Maddaloni e colleghi, in uno studio presentato al congresso annuale dell’EASD in corso a Lisbona, sono andati a valutare l’effetto di una supplementazione di calcidiolo (una forma di vitamina D) sull’insulino-resistenza, sulla funzione delle cellule beta pancreatiche (quelle produttrici di insulina) e sui marcatori di infiammazione e di stress ossidativo nei soggetti con pre-diabete e bassi livelli di vitamina D. A questo scopo, 150 pazienti sono stati randomizzati in doppio cieco in 3 gruppi (ognuno di 50 persone) che hanno assunto ogni giorno per 6 mesi: 50 mcg di Calcidiolo (gruppo A), 25 mcg di Calcidiolo (gruppo B), o placebo (gruppo C). All’inizio e alla fine dello studio, gli autori sono andati a valutare l'insulino-resistenza (Indice ISogtt) e la funzione beta-cellulare (Indice ISSI-2), confrontandola nei tre gruppi di pazienti.
I risultati dimostrano che i livelli circolanti di vitamina D risultano correlati sia agli indici di insulino-resistenza che di funzionalità delle beta-cellule, parametri questi che migliorano dopo la supplementazione con alte dosi di calcidiolo. Lo studio ha inoltre dimostrato che la supplementazione con calcidiolo si associa ad una riduzione del recettore solubile dei prodotti avanzati della glicosilazione, che rappresenta un marcatore di stress ossidativo causato dall’iperglicemia.
Dapagliflozin: riduce la glicemia ed è un‘toccasana’per le arterie
● Le arterie tornano subito ‘in forma’ con gli inibitori di SGLT-2, gli ultimi arrivati per il trattamento del diabete di tipo-2. A trarne vantaggio sono la salute dei reni e del cuore
Il diabete di tipo 2 si associa ad una disfunzione delle cellule che rivestono la parete interna dei vasi (endotelio vascolare), che concorre allo sviluppo di ipertensione ed al danno cardio-vascolare. Una nuova classe di farmaci utilizzati per il trattamento dei diabete di tipo 2, gli inibitori del co-trasportatore sodio/glucosio (SGLT2-inibitori) oltre a ridurre la glicemia, esercita importanti effetti protettivi a livello dei reni e del cuore, attraverso meccanismi non ancora del tutto noti.
La pressione ‘ballerina’ in chi ha il diabete peggiora le complicanze cardiovascolari
● Per proteggere i pazienti è necessario dunque, non sono correggere la glicemia, ma anche mantenere la pressione in controllo ottimale e stabile
Diversi studi hanno dimostrato che non solo elevati valori di pressione arteriosa ma anche un’aumentata variabilità della pressione da una visita all’altra, si associa ad un aumentato rischio di mortalità e morbilità cardiovascolare. In particolare un controllo labile della pressione arteriosa, caratterizzato da una maggiore variabilità della pressione durante le visite ambulatoriali di controllo, si associa ad un maggior ispessimento della parete delle arterie, a disfunzione endoteliale (le cellule che rivestono le arterie dall’interno), a disfunzione autonomica (alterazioni del sistema nervoso autonomo, come un crollo della pressione nel mettersi in piedi), a infiammazione sistemica di basso grado, tutti fattori questi correlati alle patologie cardiovascolari, oltre che comuni complicanze del diabete.
Fonte: Ufficio Stampa SID