A marzo inizieranno i primi corsi dell’International School of Metronomic Chemotherapy (ISMe®). “Con questa scuola, gratuita e accessibile online, abbiamo voluto offrire, nell’interesse dei pazienti e della ricerca, una piattaforma educazionale che rende disponibili tutte le conoscenze accumulate in questi anni di studi” annuncia la Dott.ssa Cazzaniga, fondatrice e presidente della scuola. “Vogliamo migliorare la divulgazione di questo particolare tipo di trattamento, i suoi meccanismi d'azione caratteristici, i risultati più recenti su diversi tipi di tumore, oltre a contribuire allo scambio scientifico tra medici, clinici e ricercatori. La scuola accoglie laureandi in Medicina, oncologi, radioterapisti, chirurghi, ginecologi, infermieri, farmacisti e farmaco-economisti di tutto il mondo”.
Nel 2019 nella sola Europa si stimano 3,9 milioni di nuovi casi e oltre 1,9 milioni di morti per cancro. In Italia, dove la proiezione è di 373.300 nuovi casi di tumore, mediamente ogni giorno oltre 485 persone muoiono a causa di una neoplasia.
“La chemioterapia metronomica ha un potenziale enorme – sottolinea la Dott.ssa Cazzaniga - pensiamo solo all’accesso alle cure nei Paesi poveri, dove anche riuscire a raggiungere un ospedale è tutt’altro che semplice. Inoltre i farmaci che usiamo non sono molto costosi. A breve avremo i risultati di un nuovo studio in real life, ma quello che abbiamo condotto negli ultimi anni ci ha riservato risultati sorprendenti: la terapia sarebbe efficace non solo negli stadi più avanzati di tumore al seno in cui l’ormonoterapia ha fallito, ma anche in quelli meno avanzati. Le opportunità di impiego della metronomica si allargano ogni giorno”.
Gioco di squadra per il successo della terapia, con un ruolo chiave per l’infermiere clinico. La Dott.ssa Olga Trevisi, Infermiera di Ricerca clinica, Centro di ricerca di Fase I - ASST Monza racconta la sua esperienza: “la Terapia Metronomica rende il paziente soggetto di cura e non oggetto di cura. L’infermiere affianca il paziente nel suo percorso mettendo in atto strategie assistenziali che necessitano di un approccio con il paziente assolutamente innovativo”.
Al centro dunque c’è il paziente. Interessante la testimonianza della Signora Antonella Parma: “sembrerà poca cosa, ma con questa terapia non ho perso i capelli, come sarebbe potuto accadere con la chemio tradizionale – dichiara la donna, in trattamento con la terapia metronomica da 9 mesi - inoltre non sono costretta ad eseguire spesso gli esami del sangue. Faccio i miei controlli quando vado in ospedale a ritirare le compresse per la terapia. Sostanzialmente posso continuare a fare la mia vita”.
“Dobbiamo lavorare sulla giusta dose di farmaco – conclude la Dott.ssa Cazzaniga – poiché ad oggi appare chiaro che dosi e tempi di somministrazione differenti dello stesso farmaco inducono effetti diversi sulla cellula tumorale e su quello che la circonda, ovvero il cosiddetto micro-ambiente tumorale. Modulando la dose e la cadenza di somministrazione possiamo avere azioni ed effetti diversi: sui vasi tumorali, sulla stimolazione della risposta immunitaria oppure sulle cellule staminali tumorali. A giugno presenteremo i risultati di uno studio sui profili farmacocinetici. L’attività scientifica sulla concentrazione ottimale di farmaco è determinante nel futuro della chemioterapia metronomica. Ma dovremo occuparci anche di comprendere quali pazienti possano beneficiarne in modo sostanziale, quali farmaci possano essere indicati, quale impostazione del trattamento sia la più appropriata, quale sia il potenziale sull'attivazione del sistema immunitario”.
COS’E’ LA METRONOMICA
La CHEMIOTERAPIA METRONOMICA è un innovativo approccio terapeutico che prevede la somministrazione orale di farmaci a basso dosaggio e in regime continuo. Questo programma sembra avere non solo una tossicità diretta sulle cellule tumorali, ma anche un effetto sul loro microambiente, poiché inibisce l'angiogenesi neoplastica, in altre parole il meccanismo di formazione di nuovi vasi sanguigni responsabile di crescita tumorale e metastasi.
Con la somministrazione tradizionale, i farmaci chemioterapici, che da oltre mezzo secolo rappresentano una delle principali terapie utilizzate contro il cancro, sono somministrati in dosi singole o brevi cicli, alla dose massima tollerata’ (MTD), ad intervalli di 2 o 3 settimane, e non possono essere dati in continuo, soprattutto per la loro tossicità midollare. Tuttavia, se da un lato svolgono un’azione diretta e marcata sulle cellule tumorali, dall’altra inibiscono proprio il meccanismo di controllo dell’angiogenesi (la naturale moltiplicazione dei vasi sanguigni), favorendo così il ripristino della vascolarizzazione tumorale. A ciò si aggiunge il problema della tossicità, che frequentemente impone la sospensione dopo un certo numero di cicli della terapia. Poiché il controllo della crescita tumorale è spesso legato alla possibilità di prolungare il trattamento medico, come ci insegnano i recenti progressi soprattutto nel campo dell’immunoterapia, la sospensione della chemioterapia “standard” si traduce anche in un minore controllo della malattia.
La chemioterapia metronomica, ampiamente studiata nelle pazienti con carcinoma mammario, non è solo efficace, ma ha anche un profilo di bassa tossicità, è in grado di modulare la risposta immunitaria e può portare alla cronicizzazione della malattia. Tale strategia riduce significativamente gli effetti collaterali e consente molto spesso di non dover interrompere la cura a causa degli effetti collaterali. Nelle pazienti trattate, meno dell’1% presenta alopecia e la tossicità neurologica è inferiore al 5%. Le basse dosi impiegate nella terapia metronomica non richiedono controlli degli esami del sangue frequenti, come invece avviene nel caso di utilizzo della terapia tradizionale: la paziente si reca in ospedale solo una volta al mese per esami ematologici e per ritirare le compresse, con evidenti ricadute sul miglioramento della qualità di vita, ma anche sul risparmio legato a costi indiretti e accessi in ospedale.
A oggi la metodica è utilizzata in numerosi centri sparsi su tutto il territorio nazionale.
Gli studi condotti hanno valutato la terapia metronomica nel tumore mammario metastatico (MBC), patologia che offre un’aspettativa di vita media tra i 6 mesi e i 2 anni. Diverse strategie possono essere utilizzate efficacemente per raggiungere il controllo della malattia, come la chemioterapia, la terapia endocrina e più recentemente la terapia con i farmaci a bersaglio molecolare. Tuttavia, nonostante l'indubbio miglioramento della sopravvivenza generale osservato negli ultimi decenni, principalmente correlato al contributo di varie terapie piuttosto che a un singolo farmaco, la malattia metastatica rimane la principale causa di morte nella maggior parte delle pazienti con tumore mammario. L'attenzione di medici e ricercatori è focalizzata sull'obiettivo di prolungare il controllo di malattia, che si traduce in un miglioramento della sopravvivenza complessiva. La chemioterapia metronomica potrebbe rappresentare una delle strategie più promettenti per raggiungere questo risultato, considerando che la principale peculiarità del trattamento è l'uso di dosi ben al di sotto della ‘massima dose tollerata’, senza significativa tossicità del midollo osseo e quindi più sostenibile nel tempo. Vi è un crescente uso della chemioterapia metronomica come opzione di trattamento in pazienti con tumore mammario avanzato, considerata anche l'approvazione della chemioterapia metronomica nelle linee guida ESO-ESMO ABC3 (European School of Oncology - European Society for Medical Oncology, 3rd international consensus guidelines for Advanced Breast Cancer).
A differenza della chemioterapia convenzionale, il principale target della terapia metronomica è l’azione sulla neovascolarizzazione del tumore. Un ruolo chiave in questo processo lo ha la scelta della giusta dose di farmaco che richiede l'identificazione di un biomarcatore. Ad oggi sono disponibili numerosi studi che indicano chiaramente come dosi e tempi di somministrazione differenti dello stesso farmaco inducono effetti diversi sulla cellula tumorale, ma soprattutto su quello che lo circonda, ossia il cosiddetto “micro-ambiente tumorale”. È quindi possibile, modulando la dose e la cadenza di somministrazione, avere come risultato finale azioni diverse: sui vasi tumorali, sulla stimolazione della risposta immunitaria oppure sulle cellule staminali tumorali. Pertanto la limitazione clinica più importante, quando si adottano regimi di chemioterapia metronomica, al momento è proprio la mancanza di profili farmacocinetici consolidati. Determinante sarà quindi l’attività scientifica sulla concentrazione ottimale di farmaco.
Il futuro della ricerca nella metronomica consisterà dunque nel comprendere quali pazienti possano beneficiarne in modo sostanziale, quali farmaci possano essere indicati e quale impostazione del trattamento sia la più appropriata, oltre che studiare gli effetti sull'attivazione del sistema immunitario.
Fonte: Ufficio Stampa Intermedia