L'EFFICACIA DELLA MEDICINA NARRATIVA IN AMBITO PSICHIATRICO DURANTE LA PANDEMIA

L'EFFICACIA DELLA MEDICINA NARRATIVA IN AMBITO PSICHIATRICO DURANTE LA PANDEMIA
Il 4 gennaio sulla rivista scientifica Psichiatria e Psicoterapia è apparso l’articolo: “Effectiveness dell’intervento narrativo sulle dimensioni psicopatologiche e sull’evoluzione clinica di pazienti psichiatrici residenziali durante la pandemia da COVID-19”. 

Si tratta di campo di ricerca innovativo nell’attuale contesto scientifico, specificamente orientato alla storia personale narrata dal paziente circa i propri vissuti di malattia e ancora scarsamente attuato in quello della pratica clinica della Psichiatria. In questa ricerca gli autori hanno indagato la possibilità di applicare la Medicina Narrativa valutandone l’efficacia pratica nella condizione di isolamento obbligato in cui erano costretti gli ospiti di una comunità psichiatrica residenziale delle Marche nel corso della pandemia. Il disegno dello studio ha considerato l’ipotesi che la narrazione di sé e l’ascolto dell’altro potessero costituire uno spazio psichico in grado di vicariare quello fisico precluso dal lockdown. Con questo obiettivo i ricercatori si sono riferiti al modello già proposto nel Decameron dal Boccaccio durante la peste del 1300 in condizioni di isolamento sostanzialmente analoghe alle attuali. Ma diversamente, nella ricerca, la struttura narrativa è stata inserita all’interno di un processo verificabile integrando strumenti standardizzati di valutazione quantitativa (rating scales) con i metodi di analisi qualitativa propri della medicina narrativa e uno strumento quali-quantitativo originale non ancora validato. Lo studio naturalistico di esito è durato 16 settimane e benché condotto su un numero ridotto di soggetti ha mostrato risultati rilevanti sull’aumento della capacità dei pazienti di manifestare e condividere le emozioni con una conseguente migliore capacità di rapporto, di mantenimento della stabilità clinica e adattamento alla condizione stressante a cui erano sottoposti. Durante lo studio non sono state necessarie variazioni di terapia, non si sono avute ricadute e non sono stati necessari ricoveri ospedalieri. Il lavoro ha inoltre indagato anche l’esperienza degli educatori coinvolti rilevando un aumento di soddisfazione dell’operatore, e anche nel loro caso, un maggior adattamento allo stress dovuto alla pandemia. Nel complesso i risultati sono apparsi promettenti aprendo ad un campo di ricerca ancora poco esplorato in ambito psichiatrico e da cui potrebbero scaturire metodologie in grado di migliorare la gestione clinica, integrare la riabilitazione, migliorare la qualità di vita dei pazienti e degli operatori insieme ad una ricaduta favorevole sui costi assistenziali.

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