Lo studio testa a testa ELEVATE-RR, presentato al Congresso ASCO, ha mostrato una minore tossicità cardiovascolare e meno interruzioni dovute a eventi avversi per acalabrutinib rispetto a ibrutinib in pazienti precedentemente trattati
All’ASCO presentato anche il follow-up a lungo termine dello studio ELEVATE-TN che ha confermato una sopravvivenza libera da progressione e una tollerabilità favorevole a quattro anni per acalabrutinib nei pazienti in prima linea di trattamento

I risultati finali dello studio testa a testa di fase III ELEVATE-RR hanno dimostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS) non inferiore e un minor numero di eventi di fibrillazione atriale per acalabrutinib rispetto a ibrutinib nei pazienti precedentemente trattati con leucemia linfatica cronica (LLC), il tipo più comune di leucemia dell’adulto.
Allo stesso tempo, i risultati di follow-up aggiornati a quattro anni dello studio di Fase III ELEVATE-TN hanno continuato a mostrare un significativo beneficio in termini di PFS per acalabrutinib come terapia di combinazione o come monoterapia in pazienti con leucemia linfatica cronica non precedentemente trattati.
Con un follow-up mediano di 40,9 mesi, lo studio ELEVATE-RR ha raggiunto l’endpoint primario di non inferiorità della PFS rispetto a ibrutinib con una PFS mediana di 38,4 mesi in entrambi i bracci (basato su un hazard ratio [HR] di 1,0, intervallo di confidenza 95% [CI] 0,79-1,27). I pazienti trattati con acalabrutinib hanno mostrato un’incidenza statisticamente significativamente inferiore in termini di fibrillazione atriale, un endpoint secondario chiave, rispetto ai pazienti trattati con ibrutinib (9,4% contro 16,0%). La fibrillazione atriale è una frequenza cardiaca irregolare che può aumentare il rischio di ictus, insufficienza cardiaca e altre complicazioni legate al cuore: complicazioni particolarmente rischiose per la popolazione con leucemia linfatica cronica.
Paolo Ghia, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Coordinatore del Programma Strategico di Ricerca sulla LLC dell’Ospedale San Raffaele e Principal Investigator per l’Italia degli studi ELEVATE, ha dichiarato: “Uno dei maggiori ostacoli al trattamento dei pazienti con leucemia linfatica cronica, pazienti che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentano una o più comorbidità, è trovare opzioni terapeutiche efficaci e tollerate per la gestione della malattia nel lungo termine, senza dover interrompere il percorso terapeutico. I risultati dello studio ELEVATE-RR confermano il potenziale di acalabrutinib in termini di controllo della malattia per i pazienti con leucemia linfatica cronica che hanno già affrontato una prima linea di trattamento, con un migliore profilo di safety cardiovascolare – un elemento importante da tenere in considerazione. Disporre di un’opzione terapeutica efficace e meglio tollerata rappresenta un’ottima notizia per i clinici e per gli oltre 3.000 pazienti in Italia che ogni anno ricevono questo tipo di diagnosi”.
Leucemia linfatica cronica
La Leucemia Linfatica Cronica (LLC) è la forma più comune di leucemia negli adulti, con una stima di 191.000 nuovi casi a livello globale, di cui 21.040 nuovi casi negli Stati Uniti nel 2020, e una prevalenza in aumento con il miglioramento dei trattamenti. Nella LLC molte cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo diventano linfociti anormali e queste cellule anormali non sono efficaci nel contrastare le infezioni. La crescita numerica di queste cellule anormali riduce lo spazio per la proliferazione di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine sani. Ciò potrebbe causare anemia, infezione e sanguinamento.