
L’OMS ha definito “infodemic” il flusso inarrestabile di comunicazione mondiale sul coronavirus, con il rischio di diffusione di miti e notizie false con una velocità nettamente maggiore della diffusione del virus.
Il pericolo sempre in agguato è la “profezia che si autoconferma”. In pratica la diffusione di notizie incontrollate può generare una serie di comportamenti che producono un impatto negativo personale, economico e sociale che può diventare ancora più forte dell’impatto del virus in sé.
Bucci e Carafoli in un articolo ricco di stimoli su Scienza in Rete titolano in modo efficace:”2019-nCoV: dobbiamo proteggerci anche dall’infodemia”.
Il rischio più grande è che si mettano in atto misure di prevenzione o cure non appropriate. Per questo, l’OMS ha messo a punto un piano integrato di presidio della comunicazione sul coronavirus su tutte le piattaforme digitali, inclusi Amazon e Airbnb per monitorare le fake news ma anche per cogliere tutte le occasioni possibili di navigazione in rete per offrire informazioni attendibili.
Ma quali sono i numeri dell’infodemia in Europa? L’infografica di Eikon Strategic Consulting, fornisce una prima risposta parziale sulla comunicazione online in Italia, Francia, Germania, Spagna e UK. Nessuno strumento di web listening che rispetti le regole è ad oggi in grado di restituire il 100% delle conversazioni online, anche perché moltissime sono e devono restare private. E’ possibile comunque intercettare le news con maggiore visibilità e le conversazioni pubbliche, un barometro interessante per cogliere alcuni aspetti importanti.
Nel periodo 1 gennaio-15 febbraio sono stati rilevati 6,6 milioni di post che hanno generato 100 milioni di interazioni (tra like, share e commenti). La Spagna è il paese con più contenuti (2,2milioni) , la Germania con meno (0,6). L’Italia è terza con 800.000 contenuti, ma è il secondo paese, dopo UK, per numero di interazioni generate dal singolo post: 23 contro i 10 della Spagna. La comunicazione nel nostro paese sembra essere molto più partecipata.
L’analisi delle figure e delle organizzazioni nazionali e internazionali più citate mostra altre differenze significative nei quattro paesi. L’obiettivo dell’OMS di essere il regista principale dell’informazione online sembra raggiunto. In quasi tutti i paesi emerge tra le organizzazioni più citate. Fa eccezione solo la Germania. Unica altra figura molto citata ovunque è Trump, che è rilevante in tutti i paesi, ad eccezione della Spagna. In Italia troviamo al primo posto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che con lo Spallanzani, l’OMS e il ministro Speranza appaiono come i punti di riferimento della comunicazione online intorno al coronavirus. Presente ma nettamente più marginale Salvini. L’eccezione Italia ruota anche intorno a due figure atipiche rispetto agli altri paesi: Francesca Colavita e Roberto Burioni. Colavita è la ricercatrice del team dello Spallanzani che ha isolato il virus e che è stata al centro di un flusso di conversazione che ha intrecciato l’orgoglio per il valore della ricerca italiana e al tempo stesso la precarietà e il mancato riconoscimento di questo valore nel sistema paese. Roberto Burioni è un caso unico di scienziato che attraverso l’uso dei media digitali è riuscito ad imporsi come autorità di riferimento per la comunicazione scientifica. Il suo impegno nei vaccini è stato riconosciuto nel gennaio 2020 anche dalla rivista Science. Nel caso del coronavirus, Burioni sembra imporsi come voce prevalente rispetto ad altri esperti e ricercatori.
L’analisi delle wordcloud fa emergere qualche altro elemento. UK è il paese in cui sono più usate le parole “morte” e “paura” e si parla di più dei problemi per il turismo e i viaggi. La Germania e la Francia sono i paesi in cui si affronta maggiormente l’impatto economico del virus. In Spagna una parte della conversazione è assorbita dal Mobile World Congress che diventa il simbolo della potenza del virus nel mettere in crisi il mercato globalizzato. Nessuna delle fake news e delle teorie cospiratorie che circolano in rete sembra riuscire a diventare a sua volta “virale”. Il metodo OMS sta funzionando? Sembrerebbe di sì. Vedremo cosa succederà in Italia a partire da oggi, in cui la scoperta di 14 contagi in Lombardia rischia di scardinare il precario equilibrio emotivo raggiunto finora.
Fonte: DIgital Health di Cristina Cenci