
“La possibilità di prescrivere cabozantinib in monoterapia, sia in seconda che in terza linea dopo sorafenib, aumenta le opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da carcinoma epatocellulare in fase avanzata”, ha dichiarato il Prof. Fabio Piscaglia, Professore associato di Medicina Interna all’Università di Bologna, Direttore della Medicina Interna al Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna. “Questo ci permette di proporre più percorsi terapeutici personalizzati, adatti alle comorbidità e preferenze di ogni paziente.”
La decisione di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) in merito alla commercializzazione in Italia di cabozantinib arriva a seguito dei risultati dello studio clinico internazionale di fase 3 CELESTIAL. Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario di sopravvivenza globale (OS) dimostrando come cabozantinib apporti un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella OS rispetto al placebo in pazienti con carcinoma epatocellulare avanzato che sono stati precedentemente trattati con sorafenib.
“Nello studio registrativo CELESTIAL cabozantinib ha dimostrato benefici clinicamente e statisticamente significativi sia per la sopravvivenza globale che per la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti affetti da carcinoma epatocellulare precedentemente trattati con sorafenib”, spiega la Prof.ssa Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia medica presso Humanitas University, Vice Responsabile dell’Unità di Oncologia Medica presso l’IRCCS Humanitas Research Hospital di Milano. “La decisione dell’AIFA mette a nostra disposizione un farmaco utilizzabile in tutti i pazienti in seconda linea precedentemente trattati con sorafenib, consentendo il miglioramento di alcuni aspetti di qualità della vita”.
Cabozantinib compresse era già stato approvato in Italia per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma a cellule renali avanzato precedentemente trattati con terapia anti VEGF e per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma a cellule renali naïve al trattamento a rischio “intermediate” o “poor”.
Il carcinoma epatocellulare (HCC) è la forma più comune di tumore del fegato negli adulti. La malattia origina da cellule presenti nel fegato denominate epatociti. Con circa 800.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, l’HCC rappresenta la sesta più comune causa di tumore e la seconda causa di morte di tumore nel mondo. Secondo i dati di GLOBOCAN, si stima che all’interno dell’Unione Europea (EU-28) circa 60.000 nuovi pazienti saranno diagnosticati con un tumore del fegato nel 2020. Senza trattamento, i pazienti con la malattia in fase avanzata in genere sopravvivono tra i 4 e gli 8 mesi.
Cabozantinib è una piccola molecola orale che inibisce alcuni recettori, inclusi VEGFR, MET, AXL e RET. In modelli preclinici, cabozantinib ha dimostrato di inibire l’attività di questi recettori, che sono coinvolti nel normale processo funzionale cellulare ed in processi patologici quali angiogenesi tumorale, invasività, metastasi e resistenza al farmaco.