
Sulla base di queste evidenze, i ricercatori del Monzino si sono chiesti se il forte valore prognostico della proSP-B circolante nello scompenso non nasconda possibili effetti sistemici più diffusi. Così, un nuovo studio, – da poco pubblicato su International Journal of Cardiology, – ha indagato la distribuzione plasmatica di proSP-B, per valutare se questa proteina esista in una forma legata alle lipoproteine, e quale ne sia l’impatto sulla struttura e sulla funzione delle lipoproteine stesse.
Le ProSP-B sono rilevabili solo nelle lipoproteine ad alta densità (HDL). Per valutare l'impatto delle proSP-B sull'HDL, quest’ultimo (proveniente da soggetti sani) è stato dunque arricchito con proSP-B umano.
Abbiamo riscontrato che quanto maggiori sono i livelli di SP-B nel sangue, tanto peggiore sarà la prognosi dello scompenso. Ma c’è di più: abbiamo anche scoperto che questo ruolo di SP-B nel contribuire alla progressione della patologia cardiaca è connesso al legame selettivo che la proteina instaura con il colesterolo HDL, rendendolo disfunzionale.
Cristina BanfiDopo l'arricchimento, la capacità antiossidante dell'HDL, valutata come capacità di inibire l'ossidazione delle LDL indotta dall'aria, è infatti risultata compromessa. Legandosi in modo selettivo al colesterolo HDL, la forma immatura della proteina SP-B lo ha reso disfunzionale, trasformando le lipoproteine antiaterogene in aterogene e contribuendo così alla progressione della malattia aterosclerotica.
La proSP-B contribuisce dunque alla riduzione della difesa contro lo stress ossidativo, un mediatore chiave nella patogenesi dello scompenso. In definitiva, cioè, la proteina SP-B indica la presenza di scompenso cardiaco con danno polmonare, ne predice la prognosi e, soprattutto, è responsabile dell’aggravarsi della malattia.
Ora, il nuovo obiettivo dei ricercatori del Monzino, all’avanguardia in questo filone di indagine, è sviluppare un test diagnostico quantitativo basato sulla spettrometria di massa, che, misurando il valore di SP-B nel sangue, renda possibile diagnosi di scompenso cardiaco più precise ed efficaci.
A oggi, non esistono ancora veri marcatori plasmatici dello scompenso e la diagnosi viene formulata con test funzionali, come il test da sforzo, che non sempre possono essere proposti a pazienti anziani e gravemente compromessi. Inoltre, essendo lo scompenso cardiaco una malattia multifattoriale, è difficoltoso trovare un elemento che la definisca e ci permetta di giungere a una diagnosi tempestiva ed efficace. Per tutte queste ragioni, un test specifico che si possa eseguire sui campioni di sangue rappresenterebbe una svolta.
Piergiuseppe AgostoniI ricercatori dell’Unità di Proteomica del Centro Cardiologico Monzino sono già al lavoro per sviluppare una tecnologia per la misurazione precisa della proteina SP-B nei pazienti con scompenso cardiaco, allo scopo di sviluppare un dosaggio diagnostico.
Da questo punto di vista, il Monzino ha studiato negli anni l’andamento del SP-B in diversi contesti, sia fisiologici (nei sommozzatori o negli alpinisti in alta quota, che sono alle prese con condizioni in cui la scarsità di ossigeno simula le condizioni di scompenso cardiaco), sia patologici (nei portatori di bypass, nelle persone con aneurisma dell’aorta addominale o con altre patologie cardiovascolari).
CHE COSA E' LA PROTEINA B ASSOCIATA AL SURFATTANTE POLMONARE Il surfattante polmonare è un sistema macromolecolare complesso, fondamentale per la funzionalità polmonare È sintetizzato dai pneumociti di tipo II che rivestono gli alveoli e immagazzinato in specifici inclusi intracellulari (corpi lamellari) prima di essere secreto negli spazi aerei alveolari.
I principali componenti del surfattante polmonare comprendono fosfolipidi (circa l'80%), lipidi neutri (principalmente colesterolo) per circa il 10%), proteine idrofobiche (le proteine del surfattante B e C) e proteine idrofile (le proteine del surfattante A e D (circa il 5-6%). La presenza di tali proteine è essenziale perché il surfattante possa svolgere la sua funzione.
In particolare, la SP-B, un peptide idrofobico che è strettamente necessaria per la formazione e la stabilità del surfattante polmonare all'interfaccia aria-liquido dell’alveolo polmonare: la sua mancanza è letteralmente incompatibile con la vita.
Diversi studi hanno indagato il possibile ruolo delle proteine del surfattante come marcatori della funzione della membrana alveolo-capillare sia in condizioni fisiologiche (per esempio durante l'esposizione all'ipossia ipobarica in alta quota), o in caso di malattie respiratorie o cardiovascolari, come lo scompenso cardiaco.
Fonte: Ufficio Stampa Centro Cardiologico Monzino