Le analisi combinate con follow-up a lungo termine confermano l’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti ad alto rischio. Lo studio di fase 2 CAPTIVATE ne avvalora l’impiego in prima linea, in terapia a durata fissa in combinazione con venetoclax. Risultati real-world confermano i vantaggi del trattamento a base di ibrutinib in prima linea.
L’analisi integrata di due studi (REASONATE-2 e iLLUMINATE) con un follow-up a lungo termine a 79 mesi, ha mostrato risultati comparabili nella sopravvivenza libera da progressione (PFS) e nei tassi di risposta complessiva (ORR), tanto in pazienti con caratteristiche di alto rischio genomico, quali delezione di 17p o mutazione di TP53 o mutazione di BIRC3, quanto in pazienti privi di tali caratteristiche. Inoltre, ha evidenziato vantaggi significativi per entrambi i parametri dall’impiego di ibrutinib rispetto alla terapia a base di clorambucile, indipendentemente dal rischio genomico.
"Questi grandi set di dati combinati contribuiscono a raccogliere prove a sostegno dei significativi vantaggi clinici derivanti dall’impiego di ibrutinib in prima linea nel trattamento della leucemia linfatica cronica", ha affermato Craig Tendler, MD, Vice President, Late Development and Global Medical Affairs, Oncology, Janssen Research & Development, LLC. "Dalla sua prima approvazione in Europa nel 2014, ibrutinib ha ridefinito il paradigma di trattamento di questa malattia e queste analisi offrono ulteriori evidenze dei suoi benefici e sicurezza per i pazienti”, ha aggiunto Catherine Taylor, Vice President, Medical Affairs Therapeutic Area Strategy, Europe, Middle East and Africa (EMEA), Janssen-Cilag Ltd., Middle East.
All’ASH 2020, sono stati presentati anche i dati dello studio di fase 2 CAPTIVATE, volto a valutare, in pazienti adulti di età inferiore ai 70 anni, anche ad alto rischio, il ruolo di efficacia e sicurezza della combinazione ibrutinib più venetoclax nel trattamento della LLC. Lo studio CAPTIVATE prevede l’arruolamento in due coorti: una in cui la durata del trattamento è guidata dal valore di MRD dopo 12 cicli di terapia con venetoclax e ibruitnib in combinazione e una seconda coorte, a durata fissa, in cui i pazienti interrompono la terapia dopo i 12 cicli di trattamento, indipendentemente dal valore di MRD.
"Questi dati dimostrano il potenziale, nel trattamento di prima linea della leucemia linfatica cronica, di questa associazione per via orale, da somministrarsi una volta al giorno, senza ricorrere alla chemioterapia", ha commentato William Wierda, M.D., Professor, Department of Leukaemia, University of Texas MD Anderson Cancer Center, coordinatore dello studio. “Il trattamento con ibrutinib è indubbiamente lo standard di cura nella leucemia linfatica cronica e gli ultimi risultati dello studio CAPTIVATE sottolineano che la sinergia tra ibrutinib e venetoclax garantisce remissioni profonde della MRD nel sangue e nel midollo osseo e consente ai pazienti periodi senza trattamento".
Oltre ai dati su pazienti in contesto di sperimentazione clinica, Janssen ha, infine, presentato i dati di uno studio real-world in pazienti con LLC.5 Si tratta di un'analisi retrospettiva statunitense che descrive i modelli di cura e valuta il tempo al trattamento successivo (TTNT) in pazienti trattati, in prima linea, con ibrutinib o chemioimmunoterapia (CIT). In questo studio, il più grande del suo genere sino ad oggi, i pazienti con LLC ad alto rischio trattati con ibrutinib in monoterapia hanno avuto un TTNT significativamente più lungo rispetto ai pazienti trattati con CIT5 e ibrutinib ha anche fornito un beneficio clinico duraturo, indipendente dallo stato di rischio, coerentemente con i risultati degli studi clinici.6,7,8
“I risultati dell'analisi dei due studi di prima linea che prendono in considerazione i pazienti ad alto rischio confermano l'elevata efficacia di ibrutinib in questa popolazione e la possibilità di ottenere anche in questi pazienti una prolungata sopravvivenza libera da progressione”, ha affermato Alessandra Tedeschi, Dirigente medico struttura complessa di ematologia, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. “Soprattutto viene confermata l'importanza del trattamento con l'inibitore del BTK nei pazienti che mostrano una mutazione della TP53 e/o del(17p). Peraltro, a lungo termine non vengono rilevate nuove tossicità emergenti. Ibrutinib è ormai inoltre un farmaco chiave nelle strategie terapeutiche con schemi a durata fissa. L'attività sinergica con venetoclax nello studio CAPTIVATE permette di ottenere risposte profonde con malattia minima residua non identificabile tali anche da permettere una interruzione del trattamento”, ha concluso Tedeschi.
Leucemia Linfatica Cronica (LLC)
La leucemia linfatica cronica (LLC) è un tumore del sangue a crescita lenta dei globuli bianchi.1 L'incidenza complessiva in Europa è di circa 4,92 casi per 100.000 persone all'anno ed è circa 1,5 volte più comune negli uomini che nelle donne. È prevalentemente una malattia che colpisce gli anziani, con un'età media di 72 anni alla diagnosi.
La malattia col tempo progredisce nella maggior parte dei pazienti che si trovano ad affrontare un minor numero di opzioni terapeutiche a ogni ricaduta. Ai pazienti vengono spesso prescritte più linee di terapia quando ricadono o diventano resistenti ai trattamenti.