Con un follow-up a più di quattro anni, nello studio ACE-CL-001 acalabrutinib dimostra un tasso di risposta globale del 97% e un profilo di sicurezza prolungato nel trattamento di pazienti con leucemia linfatica cronica non pretrattati
Nella patologia recidiva o refrattaria, lo studio ASCEND mostra come l'82% dei pazienti in trattamento con acalabrutinib risulti libero da progressione, contro il 48% del braccio di controllo, con un follow-up a 18 mesi
Acalabrutinib è efficace e tollerato a lungo termine nel trattamento della leucemia linfatica cronica (LLC), la forma più comune di leucemia dell’adulto. Lo dimostrano i risultati dettagliati dello studio di Fase 2 ACE-CL-001 e dello studio di Fase 3 ASCEND, presentati al 25° Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA, European Hematology Association).
Nello studio monobraccio ACE-CL-001, l'86% dei pazienti con LLC trattati con acalabrutinib come monoterapia in prima linea è rimasto in trattamento con un follow-up mediano di oltre quattro anni. Lo studio ha mostrato un tasso di risposta complessivo del 97% (7% di risposta completa; 90% di risposta parziale) e un tasso di risposta globale (ORR) del 100% nel sottogruppo di pazienti con caratteristiche di malattia considerate ad alto rischio, tra le quali le aberrazioni genomiche (delezione 17p e mutazione TP53), lo stato di mutazione delle immunoglobuline (IGHV non mutato) e cariotipo complesso.Il profilo di sicurezza della molecola si è mostrato coerente nel lungo termine.
Nell'analisi finale dello studio ASCEND, circa l'82% dei pazienti con LLC, nel setting recidivato refrattario trattati con acalabrutinib risultava vivo e libero dalla progressione di malattia a 18 mesi rispetto al 48% dei pazienti trattati con rituximab in associazione con idelalisib o bendamustina. Lo studio aveva precedentemente già raggiunto l'endpoint primario della sopravvivenza libera da progressione valutata dall’Independent Review Committee nell’ambito di un’interim analysis presentata al precedente congresso dell’EHA.
Paolo Ghia, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Coordinatore del Programma Strategico di Ricerca sulla LLC dell’Ospedale San Raffaele e Principal Investigator per l’Italia degli studi ACE-CL-001 e ASCEND ha dichiarato: “Questi dati, con follow-up a lungo termine, ribadiscono come acalabrutinib possa fornire ai pazienti affetti da Leucemia Linfatica Cronica, al primo trattamento o alla ricaduta, una risposta duratura con un profilo di sicurezza favorevole. I pazienti affetti da questa patologia ricevono in genere la diagnosi dopo i 70 anni, presentano comorbidità e hanno ragionevoli aspettative di ricevere un trattamento prolungato nel tempo, prospettiva che rende il profilo di sicurezza ed efficacia prolungata altamente rilevante per la loro qualità di vita”.
Lo studio ACE-CL-001, che ha posto le basi per lo studio registrativo ELEVATE/TN recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, valuta la sicurezza e l’efficacia di acalabrutinib, in monoterapia e combinazione, nel trattamento di prima linea della Leucemia Linfatica Cronica. Anche lo studio ASCEND, primo trial randomizzato a confrontare direttamente un inibitore della tirosin-chinasi di Bruton come monoterapia con la chemio-immunoterapia standard e con una terapia chemo-free nel trattamento della malattia recidivante o refrattaria, ha ottenuto nelle scorse settimane la pubblicazione sul prestigioso Journal of Clinical Oncology.
Leucemia linfatica cronica
La Leucemia Linfatica Cronica (LLC) è la forma più comune di leucemia negli adulti, con una stima di 191.000 nuovi casi a livello globale, di cui 21.040 nuovi casi negli Stati Uniti nel 2020, e una prevalenza in aumento con il miglioramento dei trattamenti. Nella LLC molte cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo diventano linfociti anormali e queste cellule anomali non sono efficaci nel contrastare le infezioni. La crescita numerica di queste cellule anormali riduce lo spazio per la proliferazione di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine sani. Ciò potrebbe causare anemia, infezione e sanguinamento.
Fonte: Ufficio Stampa Intermedia