La polipillola composta da tre farmaci, un antipertensivo, una statina e l’aspirina, riduce del 30% il rischio di ictus e infarto in chi ha già avuto un attacco cardiaco.

Soltanto il 9,5% delle persone che hanno assunto la polipillola è andato incontro a mortalità cardiovascolare, a un secondo infarto, un ictus o è stato sottoposto a un’angioplastica o altri interventi al cuore, in confronto al 12,7% del gruppo sottoposto al trattamento standard.
“La polipillola, contenente aspirina, un ACE inibitore e una statina è risultata più efficace dei trattamenti standard nel ridurre il rischio cardiovascolare in pazienti con precedente infarto miocardico, senza però incidere per la mortalità per tutte le cause – commenta Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di cardiologia (SIC) – La polipillola è comoda da usare per i pazienti in quanto combina diversi farmaci in una sola pasticca che viene assunta una sola volta al giorno, semplificando così la terapia e migliorando l’aderenza, meccanismo responsabile dei benefici di questa strategia terapeutica. I risultati di questo studio suggeriscono che la polipillola potrebbe diventare parte integrante delle strategie di prevenzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti post-infartuati ma, – avverte l’esperto – non si tratta di una combinazione ‘magica’. La polipillola contenente tre farmaci in dosi fisse non consente, però, l'ottimizzare della terapia e potrebbe esserci il rischio di sotto dosaggio, a causa dell'impossibilità di regolare i singoli componenti della polipillola sulla base delle esigenze di ciascun paziente. Infine, permane anche un ostacolo pratico, come la mancanza di interesse commerciale”.