Le pazienti coinvolte nello studio, partito nel 2008 e giunto quasi alla conclusione, hanno adottato un’alimentazione basata sul consumo di cereali integrali, legumi, verdure di stagione, frutta fresca e semi oleaginosi, e povera di cereali raffinati, zuccheri e carni rosse e conservate. Allo stesso tempo, hanno modificato lo stile di vita, introducendo quotidianamente un’attività fisica moderata come, ad esempio, trenta minuti di camminata a passo veloce. Nelle donne già operate al seno, questo cambiamento prolungato di abitudini si è tradotto in una riduzione dei fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza di recidive e metastasi.
Il Progetto Diana 5, finanziato dal ministero della Salute e dall’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (AIRC), ha chiuso la fase di reclutamento nel giugno 2012: in totale sono state coinvolte 2353 donne operate di carcinoma mammario provenienti da undici centri sparsi sul territorio nazionale.
Fra queste, ben 1672 avevano un alto rischio endocrino-metabolico di sviluppare recidive. Ciascuna persona, ritenuta idonea, è stata seguita dai ricercatori dell’INT per 5 anni.
“I fattori di rischio che abbiamo preso in considerazione – afferma la dottoressa Anna Villarini, biologa e nutrizionista dell'INT –, sono stati quattro: la presenza della sindrome metabolica, alti livelli di testosterone, elevati valori d’insulina e avere recettori ormonali estrogeno-negativi”.
Divise in due gruppi, d’intervento e di controllo, le volontarie sono state informate sull’importanza di modificare alimentazione e fare attività fisica regolare.
Solo le donne rientrate nel gruppo di intervento sono state aiutate nel cambiamento attraverso corsi di cucina, pasti comunitari e conferenza.
Il 20% delle donne partecipanti al Progetto Diana 5 presentava Sindrome Metabolica (SM) al momento del reclutamento. “La SM è un insieme di fattori di rischio che aumentano il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, tumorali, diabetee altre patologie cornico-degenerative – precisa Villarini -. Si fa diagnosi di SM quando sono presenti 3 su 5 fattori di rischio: obesità addominale, pressione arteriosa elevata, bassi livelli di colesterolo “buono” HDL, elevati livelli di glicemia e trigliceridi".
Dalle analisi emerge che le donne con Sindrome Metabolica hanno un rischio quasi doppio di avere recidive e metastasi rispetto alle donne senza SM.
“Dalle nostre prime analisi - sottolinea Villarini -, emerge che la presenza di SM si associa a una prognosi peggiore e che la presenza di SM è influenzata dal nostro modo di mangiare e dalla attività fisica”. Una conclusione importante cui i ricercatori sono giunti confrontando l’aderenza alle raccomandazioni del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF) con la presenza della SM. “Le persone che seguono le raccomandazioni del WCRF su alimentazione e stili di vita – conclude Villarini -, e tra le raccomandazioni le più importanti sembrano essere mangiare principalmente cibi vegetali tra cui cereali integrali e legumi e fare ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica”.
Fonte: Ufficio Stampa Value Relations