Restando nell’ambito delle patologie della mano cosiddette spontanee, ovvero di origine non traumatica come il dito a scatto o la sindrome del tunnel carpale, si tratta di condizioni che si presentano a causa di gesti scorretti compiuti ripetutamente.
«Si crea un insano circolo vizioso in cui il paziente ha un disturbo anche grave ma non se ne prende carico perché lo considera legato a un fattore esterno al proprio corpo. Se poi il problema diventa ingestibile, si reca dal medico restando tuttavia convinto di non poter guarire a causa del proprio lavoro - continua Pajardi -. Fino ad arrivare ai casi in cui la condizione di malattia viene sfruttata per ottenere vantaggi, come invalidità, benefit o privilegi sul posto di lavoro, legati a patologie specifiche alla mano. Naturalmente, un conto è che la richiesta arrivi da chi svolge lavori cosiddetti manuali, un altro è che a pretenderla sia un impiegato o chiunque svolga professioni a prestazione intellettuale».
La convinzione che la patologia sia correlata alla propria attività lavorativa porta il paziente a non essere collaborativo con lo specialista. In concreto, se non c’è la convinzione di poter guarire, non può esserci neanche la motivazione necessaria ad affrontare, per esempio, un periodo riabilitativo strutturato. L’individuo si limiterà a indossare un tutore notturno e una volta tornato il dolore darà la colpa al lavoro, senza cercare una guarigione definitiva.
«È fondamentale stimolare chi è colpito da determinate patologie a informarsi correttamente su come correggerle, al di là della propria attività quotidiana. Se pensiamo, ad esempio, alla mano del musicista, non è detto che il violinista in quanto tale debba essere colpito da patologie al polso o che il chitarrista soffra di rizoartrosi. Non sono il lavoro o lo sport che creano il problema ma la predisposizione e una delle applicazioni della mano che il paziente compie quotidianamente in modo errato. È chiaro che, se passa la maggior parte della giornata a ripetere lo stesso gesto, peggiorerà la situazione già patologica. Purtroppo, la quasi totalità delle professioni prevede l’utilizzo del pollice o della mano. Se la colpa fosse da imputare al lavoro, quindi, molti pazienti non potrebbero più svolgere alcuna attività. Per fortuna non è così» - conclude il chirurgo della mano.
Fonte: Ufficio Stampa Value Relations