Si sfata il mito dell’osteoporosi come patologia “al femminile”, peculiare della donna in menopausa. In Italia almeno 1.500.000 di maschi adulti (contro 3.500.000 di donne) sono affetti da questa malattia dello scheletro che comporta un deterioramento della qualità e della quantità di massa ossea, con conseguente aumento del rischio di fratture da osteoporosi. Dopo i 50 anni una donna su tre e un uomo su cinque subiscono una frattura da osteoporosi, principale causa di disabilità. Molto alto il numero di uomini non sanno di esserne affetti, dal momento che l’osteoporosi al maschile è ancor più sottovalutata e sottostimata di quella femminile.
Osteoporosi dell’uomo, metabolismo osseo e suoi legami con il metabolismo del testosterone, ormone maschile per eccellenza, sono i temi su cui hanno discusso esperti italiani e internazionali al 7° Skeletal Endocrinology Meeting, organizzato dal Professor Andrea Giustina, Ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Brescia, promosso dall’European Society of Endocrinology e dal G.I.O.S.E.G. (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group), che si è tenuto il 17 e il 18 settembre a Brescia.
L’attualità di questo tema è legata alla costante crescita del numero di uomini colpiti da osteoporosi. E nel prossimo futuro l’allungamento dell’aspettativa di vita e la maggiore incidenza di malattie croniche, come diabete e obesità, faranno lievitare di almeno del 15% l’incidenza dell’osteoporosi al maschile.
«Al Meeting si è parlato con particolare enfasi della salute dell’osso, organo metabolico per eccellenza, salute che dipende da una serie di ormoni ai quali l’osso medesimo risponde con la produzione di ormoni propri, quali ad esempio l’osteocalcina, che “colloquiano” con le ghiandole endocrine dell’organismo – afferma il Professor Andrea Lenzi, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) – In questo contesto si è discusso anche di testosterone, ormone maschile strettamente legato al benessere della massa muscolare e ossea dell’uomo, che dopo i 45 anni subisce un progressivo calo e dopo i 65 anni non è più sufficiente a mantenere in buona efficienza l’osso».
A interessare in particolare gli endocrinologi è lo stretto rapporto tra metabolismo del testosterone e metabolismo dell’osso. Quando l’ormone maschile scende sotto i valori di 230 ng/dl si entra in una “zona di allarme”, una situazione di ipogonadismo che va trattata. Ma quando intervenire? «Prima di curare bisogna prevenire – raccomanda Andrea Lenzi – ovvero ricorrere ad una terapia sostitutiva prima che i livelli di testosterone siano troppo bassi. A partire dai 50 anni si dovrebbe eseguire ogni anno, il monitoraggio dei livelli di testosterone: al di sotto di 230 ng/dl si rendono necessarie terapie farmacologiche attraverso farmaci in gel o per iniezione».
Un deficit di testosterone comporta disfunzioni sessuali in generale e, in alcuni casi, una riduzione importante di massa muscolare e di tessuto osseo con un elevato rischio fratture, in particolare di femore, che, proprio in quanto l’osteoporosi è anche una patologia maschile, sono molto più frequenti nell’uomo di quel che si crede. Inoltre, in circa un terzo dei casi, dopo la prima frattura se ne verifica una seconda entro i 12 mesi successivi, frattura che nella quarta età spesso può essere mortale o drammaticamente invalidante.
Intervista al Prof. Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di Endocrinologia
Il 17 e 18 settembre a Brescia si è tenuto il 7° Skeletal Endocrinology Meeting, organizzato dall’European Society of Endocrinology e dal G.I.O.S.E.G. (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group). Quali tematiche sono state dibattute durante i lavori del convegno?
Ci siamo soffermati sull’importanza dell’endocrinologia come scienza che si occupa del benessere complessivo della persona: gli ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine accompagnano l’individuo in tutte le fasi della vita, dall’infanzia all’età adulta sino alla vecchiaia, e queste sostanze, oltre a permettere il corretto accrescimento e sviluppo del bambino, nell’età adulta mantengono attivo e funzionale l’organismo e hanno la capacità di rallentare l’invecchiamento. In tale contesto durante il Meeting si è parlato con particolare enfasi della salute dell’osso, organo metabolico per eccellenza, la cui salute è legata a una serie di ormoni ai quali l’osso medesimo risponde con la produzione di ormoni propri, quali ad esempio l’osteocalcina, che “colloquiano”, è proprio il caso di dire, con le ghiandole endocrine dell’organismo (tiroide, paratiroide, surreni, ipofisi, e altre ancora). Naturalmente uno degli argomenti di punta sarà l’osteoporosi, con particolare attenzione a quella maschile, troppo spesso sottovalutata e sottostimata.
Cos’è l’osteoporosi e quanto colpisce?
L’osteoporosi è una patologia dello scheletro che perde quantità e qualità (compattezza) di osso in percentuali variabili da un individuo all’altro. Si tratta di una malattia peculiare della donna in menopausa che si manifesta a causa del calo di estrogeni tipico di questa fase della vita femminile. In realtà, l’osteoporosi colpisce anche l’uomo. In Italia le donne con osteoporosi sono circa 3.500.000, gli uomini 1.500.000; dopo i 50 anni una donna su tre e un uomo su cinque subiscono una frattura da osteoporosi, principale causa di disabilità.
Durante il Meeting gli specialisti hanno parlato di testosterone. Perché e di cosa si tratta? Che legame ha con l’osteoporosi?
Il testosterone è un ormone maschile prodotto a livello delle gonadi sessuali maschili, i testicoli, il cui valore è considerato normale al di sopra dei 350 ng/dl. A questi livelli il soggetto sta bene dal punto di vista sessuale, della fertilità e della massa ossea e muscolare. Purtroppo anche i maschi, anche se non vanno incontro ad una vera e propria menopausa, a partire dai 45 anni di età subiscono un progressivo calo di questo ormone, i cui livelli dopo i 65 anni non sono più sufficienti a mantenere in buona efficienza l’osso. È proprio questa relazione tra metabolismo gonadico e metabolismo osseo che interessa noi specialisti endocrinologi ed è per questo che ne abbiamo parlato al Meeting.
Dal momento che in una certa fase della vita del maschio adulto inizia questa sorta di “calo” fisiologico ormonale, c’è un momento in cui bisogna intervenire, iniziando a curare?
Ancor prima di parlare di cure, è importante prevenire, intervenendo con una terapia sostituiva prima che livelli di testosterone troppo bassi danneggino l’osso. A partire dai 50 anni è opportuno il monitoraggio annuale dei livelli di testosterone che si esegue con un semplice prelievo di sangue: tra i 350-230 ng/dl possiamo parlare di una “zona grigia” di preallarme, mentre sotto i 230 ng/dl si entra in una “zona di allarme”, una situazione di ipogonadismo che va trattata farmacologicamente.
Cosa comporta il crollo del testosterone e come si cura?
Il deficit di testosterone comporta disfunzioni sessuali in generale e, in alcuni casi, una riduzione importante di massa muscolare e di tessuto osseo con un elevato rischio fratture, in particolare fratture di femore, che negli uomini sono molto più frequenti di quanto si pensi. Le terapie farmacologiche possono essere somministrate come farmaci in gel (da spalmare tutti i giorni su un tratto di cute) o in iniezione (ogni due mesi). La terapia sostitutiva evita che la situazione di deterioramento della massa ossea si aggravi, un aspetto di grande importanza perché, ricordiamolo, nella quarta età una frattura spesso può essere mortale o drammaticamente invalidante.
Fonte: Pro Format Comunicazione