"Lo scenario terapeutico del carcinoma uroteliale avanzato, in particolare della vescica, dopo un’assenza di novità di circa 25 anni, è al momento in continua evoluzione, sia da un punto di vista terapeutico che diagnostico-classificativo, commenta Sergio Bracarda, direttore dell’Oncologia medica dell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni”. I risultati iniziali dello Studio IMvigor130, lungamente attesi, riconfermano l’importante ruolo rivestito dal sistema immunitario nel controllo anche di questa neoplasia, particolarmente complessa anche dal punto di vista della popolazione trattata e dimostrano a fronte di una buona tolleranza della combinazione la possibilità di integrare risorse terapeutiche diverse nell’ottica di una sempre maggior personalizzazione delle scelte. Continueremo a seguire la maturazione del positivo dato iniziale di PFS (circa due mesi di vantaggio rispetto al braccio di controllo) oltre che ad aspettare il dato di sopravvivenza, da valutare sia in termini di mediana che di percentuale di pazienti lungo-sopravviventi"
"Siamo soddisfatti dei risultati positivi dello studio IMvigor130 che dimostrano come atezolizumab in associazione alla chemioterapia può apportare un beneficio significativo per i pazienti affetti da carcinoma avanzato della vescica di nuova diagnosi " ha dichiarato Sandra Horning, M.D., Chief Medical Officer e Head of Global Product Development "Per questi pazienti, in cui lo standard di cura è oggi rappresentato dalla sola chemioterapia, esiste ancora un bisogno clinico insoddisfatto. I risultati che arrivano da questo studio sono una conferma del ruolo importante che l’immunoterapia può giocare nel trattamento di questa malattia aggressiva".
Dati aggiuntivi del braccio di pazienti trattati con atezolizumab in monoterapia sono stati presentati anche per la popolazione ITT e per pazienti con diversi livelli di espressione di PD-L1. Sono stati osservati risultati incoraggianti con la monoterapia con atezolizumab nei soggetti con elevata espressione di PD-L1 (IC2/3), sebbene tali dati non siano stati formalmente testati a causa del disegno gerarchico dello studio. Il follow-up continuerà fino alla prossima analisi.
Atezolizumab è la prima immunoterapia oncologica approvata per il carcinoma avanzato della vescica. Attualmente, sono in corso quattro studi di Fase III per valutare atezolizumab da solo e in associazione con altri farmaci nel trattamento del carcinoma della vescica precoce e avanzato. Roche sta portando avanti un ampio programma di sviluppo per atezolizumab che comprende molteplici studi di Fase III su carcinomi polmonari, genitourinari, mammari, gastrointestinali, ginecologici, testa collo e melanoma. Tra questi ci sono studi che valutano atezolizumab sia in monoterapia che in associazione ad altri farmaci.
Il carcinoma della vescica
Nel 2018, sono stati diagnosticati oltre mezzo milione di nuovi casi di tumore della vescica a livello globale, con circa 200.000 decessi dovuti alla malattia1. Il carcinoma uroteliale, che si sviluppa nelle cellule del rivestimento vescicale, è il tipo più comune di tumore della vescica e rappresenta circa il 90% di tutti i casi2. In totale, il 30% dei casi si presenta in stadio avanzato con il tumore che è penetrato nei tessuti muscolari o ha dato origine a metastasi3. Esiste una esigenza clinica ancora insoddisfatta per quei pazienti con un tumore della vescica in fase avanzata non precedentemente trattati. Nonostante si sia osservato un miglioramento della tollerabilità, da oltre 30 anni non vi sono stati avanzamenti in termini di efficacia con la chemioterapia, oggi considerata lo standard di cura, e i pazienti continuano ad avere esiti infausti.
Fonte: Ufficio Stampa APCO WorldWide