I nuovi dati presentati ad ASCO GU confermano i benefici di sopravvivenza e il profilo di sicurezza favorevole di darolutamide nei vari sottogruppi di pazienti

- La nuova analisi di sottogruppo dello studio di Fase III ARASENS mostra che darolutamide più terapia di deprivazione androgenica (ADT), in associazione con docetaxel, ha aumentato la sopravvivenza globale (OS) e migliorato gli endpoint clinici più rilevanti nei pazienti con tipi diversi di carico metastatico e di rischio, rispetto a ADT con docetaxel
- E’ stato inoltre confermato il profilo di sicurezza favorevole di darolutamide più ADT in associazione con docetaxel
- I risultati sono stati illustrati in una presentazione orale all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium (ASCO-GU) e sono stati pubblicati contemporaneamente nel ‘The Journal of Clinical Oncology’
“I recenti aggiornamenti e le nuove analisi dello studio ARASENS continuano a confermare l’efficacia e il favorevole profilo di sicurezza di darolutamide nel tumore della prostata ormonosensibile metastatico, specialmente nei pazienti con malattia ad alto volume o ad alto rischio, causa di un bisogno non ancora del tutto soddisfatto malgrado i miglioramenti fino ad ora osservati”, afferma Sergio Bracarda, Presidente della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) e Direttore della S.C. di Oncologia Medica e Traslazionale e del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni. “I nuovi dati offrono, inoltre, ai clinici maggiori informazioni sulle popolazioni di pazienti con mHSPC che possono trarre beneficio da queste terapie.”
“Nonostante i recenti progressi, resta ancora la necessità di terapie che possano prolungare la sopravvivenza e ritardare la progressione della malattia, salvaguardando la qualità della vita. Questa più recente analisi di sottogruppo dello studio ARASENS mette in evidenza il potenziale di darolutamide come terapia essenziale per i pazienti in diversi setting di malattia del tumore della prostata,” dichiara Tara Frenkl, M.D., Vicepresidente Senior e Direttore Oncology Development in Bayer. “Una parte importante della nostra mission in Bayer è riuscire a trasformare la cura del tumore della prostata e migliorare i risultati dei pazienti nelle diverse fasi della malattia. Ci stiamo impegnando affinché il maggior numero di pazienti eleggibili possa avere l’opportunità di beneficiare di darolutamide.”
Il tumore della prostata ormonosensibile metastatico
Il carcinoma prostatico è il secondo tumore più diagnosticato nella popolazione maschile in tutto il mondo. Si stima che, nel 2020, nel mondo, 1,4 milioni di uomini abbiano ricevuto una diagnosi di tumore della prostata e circa 375.000 uomini siano deceduti a causa di questa patologia.
Al momento della diagnosi la maggior parte degli uomini presenta un tumore della prostata localizzato, il che significa che la neoplasia è limitata alla ghiandola prostatica e può essere trattata con la chirurgia curativa o la radioterapia. In caso di recidiva, quando la malattia si diffonde o diventa metastatica, o in caso di nuova diagnosi in cui il tumore si è già diffuso, la malattia è sensibile agli ormoni e la terapia di deprivazione androgenica (ADT) è il cardine del trattamento. Le attuali opzioni di trattamento per gli uomini con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHSPC) prevedono terapia ormonale, come l’ADT, inibitori del recettore degli androgeni più ADT o una combinazione di chemioterapia con docetaxel e ADT. Nonostante il trattamento, la maggior parte dei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico progredisce sviluppando un tumore resistente alla castrazione (mCRPC), una condizione di malattia caratterizzata da elevata morbilità e sopravvivenza limitata.
Darolutamide
Darolutamide è un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) con una struttura chimica peculiare che lega il recettore degli androgeni con un’elevata affinità e mostra una forte attività antagonista, inibendo quindi la funzione del recettore e la crescita delle cellule di carcinoma prostatico. Il basso potenziale di penetrazione della barriera ematoencefalica di darolutamide è supportato dai modelli preclinici e dai dati di neuroimaging in adulti sani.