Prof. Umberto Tirelli: La carenza di farmaci in Oncologia e in altre malattie croniche e gravi Quali strategie per risolvere il problema'
Anche il tribunale dei diritti del malato – Cittadinanza
attiva denuncia il fenomeno dello shortage, cioè la carenza periodica dei
farmaci, con la indisponibilità di OncoTICE, farmaco impiegato nella terapia
del tumore della vescica. Ben 800 i farmaci ufficialmente introvabili secondo
l’Associazione dei pazienti e tra questi antibiotici, antidepressivi,
antitumorali, antiasmatici e antiepilettici. Denunciai per primo in Italia il fenomeno nel settembre 2011 quando un
farmaco fondamentale per il trapianto di midollo nei linfomi, la carmustina, si
rese irreperibile rendendo impossibile il trapianto a nove pazienti con linfoma
che già erano in attesa del trapianto di midollo e che furono o trattati con
terapia alternative e con farmaci sperimentali, mentre per altri meno urgenti
si optò di allungare i tempi di attesa sapendo di non compromettere gravemente
la salute del paziente. Ma ancora oggi il problema esiste e non sembra vi siano
interventi efficaci messi in azione.
Negli Stati Uniti già dal 2006 si denuncia
il fenomeno dello shortage, carenza periodica dei farmaci non
solo oncologici ma anche antibiotici, antidolorifici,antiepilettici, eccetera.
Tutto ciò viene spiegato con una scarsa produzione
dei farmaci stessi. La stessa situazione
è denunciata in Canada, in Brasile, in Australia, eccetera. Nel dettaglio, in ben
2/3 degli ospedali pubblici americani si registra una carenza periodica di
almeno 15 e più farmaci nei sei mesi precedenti mettendo a repentaglio la
salute dei pazienti. I farmaci oncologici che periodicamente mancano negli
Stati Uniti, ma anche in Italia, sono il 5-fluorouracile, che è alla base della
chemioterapia per molti tumori gastroenterici e del capo e collo, la bleomicina
che è un farmaco basilare nella terapia di certi linfomi e dei tumori del
testicolo, la doxorubicina liposomiale utilizzata nel carcinoma dell’ovaio e
nel mieloma multiplo, il metotrexate e l’ARA-C, essenziali nella terapia delle
leucemie acute, e il BCNU essenziale per il trapianto di midollo. Uno studio
del St. Jude Children Reseach Hospital degli Stati Uniti ha dimostrato che i
bambini e gli adolescenti con linfoma di Hodgkin che erano stati trattati con
un farmaco alternativo a quello che mancava, hanno avuto una riduzione della
sopravvivenza libera da malattia del 13% a due anni. L’intervento del
Presidente Obama non è stato sufficiente né utile in quanto la situazione non
si è assolutamente modificata e la Food and Drug Administration come da noi
l’AIFA sembrano impotenti a risolvere questo problema negli Stati Uniti ed in
Italia. Il giornalista della CBC News Jonathan LaPook è stato insignito
dell’Emmy Award per aver esaminato nei suoi articoli l’impatto sui pazienti
della carenza dei farmaci oncologici a cui si sta assistendo negli Stati Uniti
ma anche in Italia. Quali possono essere gli interventi da mettere in atto per
risolvere questo problema? Un argomento molto convincente che sia negli Stati
Uniti che in Italia potrebbe essere messo sul tavolo è di non approvare più
quei farmaci, o di ridurne consistentemente il prezzo di commercializzazione, in
particolare quelli biologici ed oncologici prodotti dalle multinazionali e
venduti a prezzi elevatissimi (dei quali peraltro non vi è mai carenza
periodica…), quando queste e le loro piccole filiali o succursali non
producessero più quei farmaci oncologici tradizionali, i cosiddetti
chemioterapici vecchi che costano poco ma dei quali si sente la mancanza perché
in grado di contribuire a guarire certe malattie oncologiche come le leucemie
acute, i linfomi e i tumori del testicolo fra gli altri. Se le industrie
farmaceutiche si lamentassero per i costi molto elevati per la ricerca e che
richiederebbero quindi che i farmaci costino molto, va loro ricordato che le
migliaia di convegni supportati economicamente dall’industria che si vengono
organizzati nel mondo ogni giorno (che potrebbero essere ridotti
significativamente) hanno lo scopo principale di promuovere i farmaci
costosissimi che poi mettono in grave difficoltà i nostri budget ospedalieri,
come per esempio succede oggi ad Aviano dove ogni anno soltanto per i farmaci
oncologici dobbiamo mettere nel budget 20 milioni di euro e dobbiamo ridurre le
risorse per medici, infermieri e tecnici che sono necessari per l’assistenza e
la ricerca. Se è accettabile che i farmaci che sono molto efficaci, per esempio
quelli contro l’HIV/AIDS che hanno trasformato una malattia mortale in una
malattia cronica o quelli contro l’epatite C possano costare tanto, non è accettabile che farmaci che hanno un
impatto di qualche settimana o di qualche mese costino cifre esorbitanti.
Inoltre un’altra proposta potrebbe essere quella che l’Ospedale Militare di Firenze tenga come scorta quei farmaci che
si sa possono venire a mancare negli ospedali italiani come succede per esempio
per gli antidoti per i veleni che possono essere immediatamente messi a
disposizione se mancassero negli ospedali italiani.
Prof. Umberto Tirelli Direttore Dipartimento di Oncologia
Medica Istituto Nazionale Tumori di Aviano