Emma Bonino
Progetto "Eutanasia Legale" per una legge sul fine vita e il diritto di vivere liberi fino all'ultimo
Parlare di fine vita significa parlare di tutti noi, significa, attraverso il testamento biologico, avere la possibilità di andare incontro ad una scelta consapevole e libera che ci permetta di decidere come sarà il momento della nostra fine. In molti paesi europei esiste una legge che regolamenta il fine vita e prevede la possibilità di scegliere l'eutanasia quando l'obiettivo guarigione non è più perseguibile e quando la sofferenza fisica e morale compromette talmente la qualità di vita da farci ritenere di non voler andare oltre. In Italia periodicamente - e quasi sempre sull'onda emotiva di casi di cronaca come ad esempio Eluana Englaro o Giorgio Welby - si accenna ad un dibattito pubblico, ma ben presto si spengono i riflettori - e le riflessioni - su un tema che invece ha bisogno di risposte certe che vadano incontro al bisogno sempre crescente di tutti noi di poter decidere la nostra fine. E per parlare di tutto questo abbiamo incontrato Emma Bonino, che sostiene il progetto "Eutanasia Legale" per una proposta di legge di iniziativa popolare che affronti finalmente tutti i temi legati al fine vita, al testamento biologico e alla possibilità di scegliere di non ricorrere a ventilazione assistita o a nutrizione artificiale in caso sia questa la nostra decisione. I viaggi all'estero di chi decide di ricorrere all'eutanasia finirebbero, e anche i medici potrebbero essere più liberi di aiutare i propri malati. L'opinione pubblica è ormai largamente favorevole ad una legge che fissi regole e dia risposte, ed è importante che si possa finalmente avere anche in Italia il diritto di scegliere la propria fine. E per avere un'idea di quanto il tema sia centrale per chiunque di noi, e di come tocchi la natura più profonda degli uomini, vi segnaliamo questo breve scritto di Francis Bacon, tratto dal suo testo "Sull'utilità e il progresso del sapere" del 1605: “Io
reputo che ufficio del medico sia di rendere la salute e di alleviare le
sofferenze e i dolori, non solo quando questo sollievo può condurre alla
guarigione, ma anche quando può servire a procurare una morte dolce e calma. Al
contrario i medici si fanno una specie di scrupolo e di religione di tormentare
ancora il malato allorquando la malattia è senza speranza; a mio avviso invece,
essi dovrebbero possedere tanta abilità da addolcire colle loro mani le
sofferenze e l’agonia della morte.” E arrivati al 2015 è sicuramente importante non confinare il tema del fine vita e dell'eutanasia nei corridoi degli hospice o degli ospedali, lasciando le famiglie nell'incertezza e nella sofferenza e ponendo i medici in una condizione sempre più difficile, ma renderlo un dibattito pubblico che porti ad una scelta libera e consapevole e ad una legge adeguata, perchè per chiunque ci sia la possibilità di accettare cure e interventi ad oltranza oppure di interromperli, scegliendo in base alla propria filosofia di vita, al proprio modo di essere, di sentire, alla fede e ai bisogni personali.
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