Il rapporto privilegiato fra infermieri, bambini con disturbi neuropsichiatrici e le loro famiglie Trovare il modo di coinvolgere i bambini e i genitori in un percorso di recupero che sia condiviso e accettato Le attività ludiche e terapeutiche personalizzate per andare incontro ai bisogni dei piccoli Il confronto con i genitori per affiancarli nel percorso di cura e supportarli nei momenti di sconforto Conquistare la fiducia e concedere sempre l'ascolto per superare la solitudine della malattia Graziella Bastelli, Policlinico Umberto I, Roma
La diagnosi di una patologia neuropsichiatrica in un bambino o un adolescente destabilizza tutto il nucleo familiare e il supporto e l'aiuto vanno estesi ad ogni membro della famiglia per far sì che non ci senta mai soli nel percorso di cura e di riabilitazione. E la figura che ha un contatto maggiore con i piccoli paziente e i suoi genitori è sicuramente l'infermiere che quotidianamente ascolta i bisogni dei bambini e dei loro genitori e li accompagna nel percorso di cura che talvolta dura anche anni. E per conoscere il ruolo di un infermiere abbiamo incontrato Graziella Bastelli, Coordinatrice dell'Area Sanitaria di Neuropsichiatria Infantile dell'Istituto Giovanni Bollea del Policlinico Umberto I di Roma che ci ha parlato dell'importanza di una formazione adeguata per poter trovare il giusto equilibrio nel rapporto con i piccoli pazienti e le loro famiglie, che non sia nè troppo coinvolto nè troppo distaccato e di come sia importante essere in grado di coinvolgere i bambini e i genitori in progetti di teatro, di scrittura creativa, attività ludiche e terapeutiche che consentono di veicolare emozioni che altrimenti difficilmente vengono espresse. La figura dell'infermiere è fondamentale anche per trovare la modalità di comunicazione con ogni singolo bambino e ogni genitore, capire il carattere e la personalità di ognuno per trovare la chiave giusta (che può essere il dialogo, il disegno, la visione di un film) per instaurare quel rapporto di fiducia che fa sì che tutto il nucleo familiare si senta accolto, ascoltato e mai giudicato, perchè la solitudine che si prova nel dover affrontare malattie complesse come quelle del neurosviluppo possa essere combattuta con un gesto, una parola di conforto o un progetto che accomuni famiglie con lo stesso problema.
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