Recupero Post Ictus Il ruolo della neuroplasticità nel recupero spontaneo e la diversa risposta fra uomini e donne La riabilitazione personalizzata per deficit cognitivi, motori, del linguaggio La prevenzione secondaria per evitare nuove ischemie Prof. Vincenzo Di Lazzaro, Policlinico Universitario Campus Biomedico, Roma
Un paziente colpito da ictus - sia ischemico che emorragico - è fondamentale che venga trattato il più precocemente possibile per far sì che il danno neurologico sia il meno esteso possibile, e già dai primi giorni successivi all'evento è importante avviare un programma di riabilitazione personalizzato per il recupero delle funzioni nervose compromesse (deficit motori, cognitivi o del linguaggio). Ma a fianco alla riabilitazione tradizionale oggi nuovi strumenti vengono incontro alle esigenze dei pazienti, come la neuroriabilitazione robotica o la stimolazione magnetica transcranica, e nuovi studi indicano che la risposta del cervello maschile e di quello femminile in seguito ad un ictus è molto diversa, dal momento che la neurplasticità (cioè la modificazioni funzionali spontanee che aiutano ad ottenere un recupero delle funzioni neurologiche) maschile è più efficace negli ictus più gravi mentre quella femminile lo è in lesioni meno estese. Di questi recenti studi abbiamo parlato con l'autore della ricerca, il Prof Vincenzo Di Lazzaro, Direttore dell'Unità di Neurologia del Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma, che ci ha spiegato come avviare il paziente ad una riabilitazione mirata fin dai primi giorni sia alla base della possibilità di interagire con il recupero spontaneo andando a migliorare quei processi adattativi positivi che il cervello mette in campo. Naturalmente i diversi deficit impongono dei percorsi diversi, da effettuare già in ospedale e successivamente nei centri dedicati prima del rientro in casa, e la famiglia ha un ruolo essenziale nello stimolare ed incoraggiare il paziente nel compiere gli esercizi necessari a fargli recuperare la maggior autonomia possibile. Altrettanto importante è poi non trascurare le complicanze psico cognitive come ad esempio la depressione o la demenza, e cercare di favorire al massimo il reinserimento sociale. E naturalmente ogni paziente che abbia avuto un ictus deve anche essere inserito in un percorso di prevenzione secondaria per evitare il ripetersi di un evento ischemico od emorragico, con l'individuazione dei fattori di rischio che possono essere legati a stili di vita (fumo, obesità...) ma anche ad ipertensione o ad una fibrillazione atriale non diagnosticata che è responsabile di un alto numero di ictus apparentemente non legati ad alcun fattore di rischio conosciuto.
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