Il tumore ovarico è la più grave neoplasia ginecologica. A livello mondiale, rappresenta l’ottava causa di morte tra la popolazione femminile. Di tumore ovarico si ammalano ogni anno poco meno di 300mila donne in tutto il mondo, 760mila convivono con la malattia e il tasso di sopravvivenza a 5 anni nei paesi industrializzati va dal 36 al 46%, mentre è ancora più basso nei paesi in via di sviluppo. (dati Globocan 2018).
Ma il dato più sconfortante è quello comunicato dalla World Ovarian Cancer Coalition secondo la quale entro il 2035 le nuove diagnosi aumenteranno del 55% e i decessi del 70%.
In Italia sono 51mila le donne che convivono con questo tumore e anche nel nostro Paese i numeri sono in crescita: infatti nel 2019, 5300 donne hanno ricevuto una diagnosi di tumore ovarico (erano 5200 nel 2018) e 3260 sono decedute nel 2016 (erano 3186 nel 2015). (cfr. I numeri del Cancro 2018 /2019)
La Giornata Mondiale è nata proprio per far conoscere questi numeri drammatici e per sensibilizzare sulla malattia il maggior numero di donne possibile, come ci conferma Nicoletta Cerana, Presidente nazionale di Acto Alleanza contro il Tumore Ovarico, la prima e unica rete nazionale di Associazioni Pazienti interamente dedicata al tumore ovarico e ai tumori ginecologici: “Il tumore ovarico è una neoplasia molto aggressiva per la quale non esistono ancora strumenti di prevenzione o di diagnosi precoce . L’unica arma che le donne hanno per difendersi da questo tumore è l’informazione. Per questo è nata la Giornata Mondiale cui Acto partecipa da sempre con tutte le associazioni regionali.”
Tutta la rete Acto con le sue affiliate ha partecipato alla campagna (hashtag #PowerfulVoices), lasciando un messaggio sul muro virtuale (Power Wall) raggiungibile al link:
http://worldovariancancercoalition.org/power-wall/
La campagna invita tutte le donne a informarsi sui maggiori social media che ospitano post, quiz e informazioni utili sulla malattia.
Le nuove terapie
La Giornata Mondiale è anche l’occasione per fare il punto sulle nuove terapie rappresentate dagli antiangiogenici ( bevacizumab) e dai PARP- inibitori (olaparib, niraparib, rucaparib).
Questi ultimi, utilizzati inizialmente in caso di recidiva sulle pazienti BRCA mutate, ora sempre più spesso vengono utilizzati in prima linea ed è di pochi giorni fa l’approvazione della Food and Drug Administration americana del parp inibitore niraparib come terapia di mantenimento in prima linea anche per le pazienti non mutate, che sono il 70% del totale, opzione che in Italia è già prevista in uso compassionevole, in attesa della decisione di EMA a novembre.
Per il futuro, grande speranza viene riposta nelle combinazioni di immunoterapici con PARP inibitori e/o bevacizumab, oggetto di diversi studi clinici in corso.
“I progressi della tecnologia stanno evolvendo molto rapidamente” – afferma Nicoletta Colombo, Direttore del Programma di Ginecologia Oncologica dello IEO e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Acto – “e ci consentono di avere strumenti sempre più sofisticati per studiare e capire i meccanismi patogenetici del tumore. Speriamo che questo si possa tradurre rapidamente in un vantaggio clinico.”
Fonte: Ufficio Stampa ACTO