E alcuni farmaci antitumorali possono talvolta nuocere al muscolo cardiaco: un fenomeno più frequente di quanto si pensi (può arrivare a interessare il 30% dei casi) che condiziona gli oncologi nelle scelte terapeutiche.
Il professore Bruno Trimarco, presidente della Siprec e Direttore del Dipartimento di Cardiologia, Cardiochirurgia ed Emergenze Cardiovascolari Università Federico II di Napoli: “Se è vero che i tumori oggi sono in aumento è anche vero che, grazie a cure nuove e più efficaci, cresce il numero di chi guarisce o sopravvive lunghi periodi. Inoltre, la stragrande maggioranza della popolazione, che ha un’aspettativa di vita sempre più lunga, va incontro più frequentemente a patologie cardiache. L’effetto combinato di questi tre fattori farà sì che nei prossimi anni si verifichi un incremento notevole di persone contemporaneamente affette da problemi cardiaci e tumore. Per queste ragioni il malato oncologico con patologie cardiache deve essere gestito da medici cardiologi e oncologi. La chemioterapia, infatti, causa una percentuale ancora troppo elevata di danni a un cuore sano o deteriora ulteriormente un cuore già malato. Prima di scegliere la terapia è bene individuare e trattare eventuali fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione, colesterolo alto, diabete) e valutare alterazioni subcliniche della funzione cardiaca. La prevenzione cardiovascolare personalizzata per i pazienti oncologici è destinata a migliorarne l’aspettativa di vita, permettendo cure più efficaci e un migliore decorso della malattia a tanti pazienti sottoposti a chemioterapia”.
Fonte: Ufficio Stampa Agnes Comunicazione