Biopsie Fusion (Ecografia e Risonanza Magnetica Multiparametrica) nel tumore alla prostata Una diagnosi più accurata con biopsie multiple delle lesioni target permette di avviare alla chirurgia i pazienti con malattia aggressiva e avviare alla sorveglianza attiva chi presenta un tumore con minori rischi di evoluzione Prof. Giovanni Muto, Policlinico Universitario Campus Biomedico, Roma
Il tumore alla prostata è al primo posto fra i tumori maschili con circa 30.000 diagnosi ogni anno, è quindi importantissimo fare prevenzione e soprattutto arrivare ad una diagnosi precoce e corretta. Corretta significa identificare quali fra i tumori diagnosticati sono forme aggressive che richiedono una chirurgia tempestiva e radicale e quali invece possono essere trattati con la sorveglianza attiva, quindi con un monitoraggio periodico con cui valutare l'evoluzione della lesione. Ma come si può arrivare ad una diagnosi così' sofisticata e ad un percorso così personalizzato? Lo abbiamo chiesto al Prof. Giovanni Muto, Direttore dell'Unità di Urologia del Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma che ci ha spiegato come, accanto al dosaggio del PSA sia oggi a disposizione un'indagine di ultima generazione come la risonanza magnetica multiparametrica che individua le lesioni target, quindi quelle maggiormente sospette e che permette di andare ad effettuare delle bipsie mirate nella zona target - oltre che altre random in altre porzioni della prostata - grazie anche all'utilizzo combinato dell'ecografia (ed ecco perchè si parla di biopsie fusion) riuscendo così ad avere una maggior precisione diagnostica che indirizzerà, anche in base all'esame istologico e quindi alla stadiazione e alla tipizzazione del tumore, ad una chirurgia con prostatectomia radicale o una sorveglianza attiva in cui le immagini verranno man mano confrontate con quelle precedenti ottenendo quindi misurazioni estremamente accurate. E la naturale evoluzione di una tecnica diagnostica così sofisticata sarà la chirurgia focale che comincia ad affermarsi come nuova frontiera, una chirurgia conservativa quindi in cui proprio grazie all'identificazione certa della lesione tumorale sarà possibile andare ad effettuare un intervento conservativo e selettivo rimuovendo solo la lesione e preservando l'organo (come oggi già accade per il tumore al seno ad esempio) evitando quindi le due complicanze più temute, e cioè l'incontinenza e l'impotenza, che anche se notevolmente ridotte oggi grazie alla chirurgia nerve sparing sono ancora un rischio concreto.
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