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BPCO -  Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva 
 I fattori di rischio, gli accertamenti più mirati, le terapie all'avanguardia per evitare le ricadute
 e la rieducazione respiratoria per migliorare la qualità di vita
Prof. Savatore Valente, Policlinico Agotino Gemelli, Roma


Le malattie respiratorie croniche sono in forte aumento a livello mondiale e fra queste la BPCO, la Broncopneumopatia Cronica ostruttiva, è sicuramente quella con maggiore impatto, tenuto conto che è una patologia evolutiva e che se non intercettato per tempo può compromettere in modo grave la qualità di vita di chi ne soffre. Per conoscere il percorso più corretto di prevenzione, diagnosi precoce e trattamento con i farmaci combinati di ultima generazione abbiamo incontrato il Prof. Salvatore Valente, Direttore dell'Unità di Pneumologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma che ci ha spiegato che la BPCO è la sommatoria di bronchite cronica (che è una malattia infiammatoria delle vie aeree) e dell'enfisema (che invece è una malattia del tessuto polmonare) e che il fattore di rischio più importante è il fumo di sigaretta, sia attivo che passivo) oltre ad una predisposizione genetica e una continua esposizione ad inquinanti esterni ed esterni.  Vi sono poi alcune forme che coincidono con una ipereattività bronchiale legata all'asma e che vengono definite ACO (asma + BPCO) Resta fondamentale intercettare la malattia all'esordio per poterla trattare al meglio e allora i sintomi che devono essere un campanello d'allarme sono tosse protratta nel tempo (sia produttiva che secca), e dispnea -  allo sforzo inizialmente e poi anche a riposo -  Alla diagnosi si arriva con una spirometria globale per valutare i volumi polmonari (e il Dott. Luigi Mauti ci fa vedere i passaggi essenziali) con una ossimetria sulle 24 ore e in alcuni casi con una Tac. Per chi soffre di BPCO restano molto importanti i vaccini per evitare infezioni che possano aggravare la loro situazione ( e parliamo di vaccino stagione antinfluenzale e vaccino antipneumococcico coniugato) e uno stile di vita  che prevenga i contagi di infezioni virali o batteriche, che preveda di vivere in ambienti senza stufe a legna o camini e con un corretto bilanciamento dell'umidità... E le terapie oggi sono in grado di offrire farmaci combinati cosiddetti ultra long active, quindi a lunga durata -  anche 24 ore -  che migliorano l'aderenza terapeutica del paziente, broncodilatatori  e corticosteroidi inalatori in grado di ridurre le ricadute che  comportano un rischio di ulteriore danno funzionale. E accanto ai farmaci è altrettanto importante offrire al paziente una riabilitazione respiratoria  sia dagli esordi della malattia per prevenire il decondizionamento muscolare e riallenare allo sforzo fisico, dal momento che l'attività fisica resta uno dei cardini del mantenimento di qualità di vita e determinati esercizi migliorano il trofismo muscolare, anche con semplici movimenti quotidiani (e conosceremo con la Dott.ssa Mia Pia Torrice gli effetti della riabilitazione). Senza dimenticare l'importanza del supporto psicologico a pazienti che devono imparare a convivere con una patologia cronica e progressiva  che può portare anche sindromi depressive che vanno gestite con attenzione per evitare farmaci ansiolitici che possono avere un effetto depressivo sui centri del respiro.
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