Cure Palliative e Terapia del Dolore Oncologico L'importanza di iniziarle precocemente per una migliore qualità di vita - I nuovi farmaci per la Terapia del Dolore e gli impianti di Neurostimolazione Elettrica o Pompe sottocutanee per l'infusione di farmaci Dott. Vittorio Andrea Guardamagna, IEO Istituto Europeo di Oncologia, Milano Sabato 30 Maggio, in occasione della Giornata Nazionale del Sollievo, allo IEO ambulatori aperti per visite gratuite ed informazioni per dire NO al dolore - Vai al comunicato IEO per approfondimenti sulla Giornata
Fino a pochi anni fa le cure palliative e la terapia del dolore erano riservate alle fasi terminali di una malattia, per accompagnare nel modo meno traumatico possibile un paziente verso la fine del suo percorso. Ma oggi è ormai evidente l'importanza di iniziare precocemente le cure palliative per migliorare la qualità di vita di ogni paziente e della sua famiglia, assicurando il controllo del dolore fisico e l'ascolto del disagio psicologico che sempre accompagna i momenti più difficili dell'esistenza. E per parlare di come si siano evolute le cure palliative e delle più innovative terapie del dolore - che offrono oggi farmaci di ultima generazione che hanno diverse modalità di somministrazione e la possibilità di essere usati in rotazione per evitare gli effetti collaterali e nuovi approcci non farmacologici grazie a metodiche invasive come la neurostimolazione elettrica o l'impianto di una pompa per l'infusione di farmaci per tutti quei pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche - devices che sono oggi anche compatibili con la risonanza magnetica e quindi idonei ad essere impiantati in un maggior numero di pazienti - abbiamo incontrato il Dott. Vittorio Andrea Guardamagna, Direttore dell'Unità di Cure Palliative e Terapia del Dolore dello IEO, Istituto Europeo di Oncologia di Milano che ci ha spiegato come le cure palliative siano rivolte a tutti i pazienti con malattie oncologiche che comportino dolore cronico (quindi non necessariamente in fase terminale ma anche quei long survivors che sono sopravvissuti al tumore ma hanno come conseguenza della chirurgia o della radioterapia una qualche forma di dolore invalidante e cronico e devono essere aiutati per riprendere a vivere serenamente). L'approccio più corretto alla presa in carico di ogni paziente è un percorso personalizzato gestito da una equipe multidisciplinare - si parla infatti di simultaneous care - in cui siano presenti oltre al medico anche lo psicologo, il terapista della riabilitazione (offrire il massimo della mobilizzazione ad un paziente non più autonomo è importante anche come supporto psicologico), l'assistente sociale e spirituale, i volontari... La Legge 38 del 2010 che sancisce il diritto di ogni persona a ricevere terapie atte al controllo del dolore, ha di fatto negli anni sdoganato l'utilizzo degli oppiodi che un tempo venivano somministrati poco e male, ma purtroppo ancora oggi sussiste una sacca di resistenza che va vinta perchè il dolore cronico va considerato come una malattia a se stante e non solo espressione di una patologia e come tale curato perchè ogni paziente ha diritto di vedere controllato il proprio dolore nel miglior modo possibile, soprattutto in caso di dolore complesso, sia di origine viscerale che neuropatico (del tessuto nervoso), dolore estremamente difficile da controllare. Con il Dottor Guardamagna abbiamo parlato anche dell'utilizzo della cannabis per uso terapeutico dal momento che sono ormai note le sue proprietà analgesiche oltre che di controllo di alcuni sintomi come nausea e vomito, e di quanto sia importante avviare studi che traccino delle evidenze scientifiche per potersi meglio orientare nella somministrazione. E proprio per offrire il miglior percorso di cura ad ogni paziente e alla sua famiglia è importante che si possa anche scegliere il setting più adeguato dove seguire i vari stadi della malattia, quindi il reparto ospedaliero, l'ambulatorio del day hospital, la casa privata se la presenza di un care giver e di una rete di sostegno familiare lo consente o un hospice dove possano essere offerte tutte le possibilità terapeutiche atte, se non a guarire, controllare i sintomi, e soprattutto il sintomo dolore - che è percepito e tollerato in modo diverso da ognuno di noi - perchè la dignità e il rispetto della vita siano garantite fino all'ultimo.
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