Disturbi d'ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo come riconoscerli, come curarli (farmaci e psicoterapia farmacosequenziale) come imparare ad esporsi gradualmente a ciò che provoca ansia Prof. Massimo Biondi, Policlinico Umberto I, Roma
I disturbi d'ansia - problematiche in aumento che colpiscono prevalentemente l'universo femminile - sono un mondo complesso e composito. E per conoscerli meglio nelle loro varie manifestazioni (ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo compulsivo) abbiamo incontrato il Prof. Massimo Biondi, Direttore dell'Unità di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica al Policlinico Umberto I di Roma e Professore Ordinario di Psichiatria a La Sapienza, Università di Roma che ci ha spiegato che spesso la prima manifestazione è legata ad ansie somatizzate, quindi una manifestazione fisica del disturbo d'ansia trasferito al corpo - e i sintomi possono essere i più diversi dal momento che è coinvolto il sistema neurovegetativo, andando dalle palpitazioni alla sudorazione alle vertigini ai disturbi gastrointestinali a dolori muscolo tensivi...). Ma come capire quando si soffre di disturbi d'ansia, uno stato d'animo e una reazione del tutto fisiologica nella maggior parte dei casi? Quando la reazione è sproporzionata all'evento, quando è duratura, troppo intensa e impedisce di svolgere attività quotidiane (andare ad una festa, presentarsi per un esame...) E al di là della componente caratteriale, la cosiddetta sensibilità all'ansia, è importante che anche i bambini timidi e paurosi siano aiutati a fare esperienze così che gradualmente imparerà ad esporsi a ciò che più genera ansia, perchè è proprio l'esposizione graduale il meccanismo che può aiutare a vincere i disturbi d'ansia più frequenti anche se spesso la prima e più istintiva reazione è quella dell'evitamento (nel caso di una fobia non mettersi nelle condizioni di dover affrontare il "pericolo" che può essere un aereo o un ragno o uno spazio aperto) che però alla lunga può diventare una limitazione alla propria socialità e alla propria libertà. Le terapie farmacologiche sono fondamentali nei casi più gravi (ansiolitici o farmaci che potenziano la produzione di seratonina e melatonina) come ad esempio nel caso degli attacchi di panico, ma risulta ancora più efficace un trattamento che preveda anche una psicoterapia farmacosequenziale, cioè con un dosaggio di farmaci a scalare e una graduale riesposizione alle situazioni temute, oltre naturalmente a cercare di arrivare a comprendere il significato psicologico personale di una determinata fobia o di un event in grado di scatenare un attacco di panico. Molto utile può risultare anche una psicoterapia specifica in cui si impari a gestire la sensazione fisica dell'ansia grazie al biofeedback. Ed è sempre importante che i familiari di una persona che soffre di disturbi d'ansia conoscano il problema e sappiano cosa può essere utile fare e cosa anche nella vita quotidiana per aiutare il loro caro. Oltre naturalmente ad intercettare il disturbo precocemente perchè un disturbo d'ansia di origine recente può essere trattato con maggior facilità rispetto ad uno che sia cronicizzato negli anni. Perciò resta fondamentale chiedere aiuto quando si avverte una soglia di ansia crescente, quando si capisce che la vita relazionale viene compromessa e che la libertà viene meno.
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