Speciale Carnevale
Cliccare su 1080p per vedere il Video in Alta Definizione
Cliccare sul Rettangolo in basso a destra per lo Schermo Intero
Cliccare sul Rettangolo in basso a destra per lo Schermo Intero
Il significato del Carnevale oggi
di Donatella Romani
Da sempre il Carnevale è un enclave di libertà, giorni di sana follia in cui ognuno può esprimere la propria personalità attraverso una maschera, un travestimento, interpretando un ruolo magari lontano dal proprio io ma in cui si racchiude il sogno, il desiderio, l'altro da sè che spaventa ed attira.
E però oggi il Carnevale va letto anche in una prospettiva diversa, perchè se nei secoli passati quella maschera era l'unico atto liberatorio consentito, oggi la possibilità di esprimere se stessi e la propria personalità attraverso un abito è la prassi quotidiana, giovani che raccontano la loro storia con un taglio di capelli o un look particolare sono ormai da anni una realtà e anche se esistono ancora sacche di perbenismo e di antichi pregiudizi l'abito e il monaco sono ormai concetti che appartengono ad un mondo lontano, pensiamo solo ai punk degli Anni Ottanta, ai più recenti Emo, o a tutti quei ragazzi che seguendo una moda o lanciandola esprimono anche il loro modo di essere.
Ecco quindi che travestirsi nei giorni di Carnevale non è più quel rito obbligato per chi "semel in anno" voleva "insanire" e sentirsi libero, ma è pur sempre un momento di massimo abbandono, un territorio neutro in cui lasciare nel cassetto per una sera la maschera metaforica che spesso si è costretti ad indossare ogni giorno, quel volto anonimo e mai del tutto sincero che si propone al mondo per nascondere fragilità che temiamo possano diventare bersagli.
Senza dimenticare che oggi c'è anche uno strisciante trasformismo virtuale che porta ad alterare la nostra vita quotidiana nel passaggio dal reale al digitale se è vero come ha recentemente appurato uno studio statunitense, che più del 68% di chi posta una notizia sui social networks tende a darne una versione elaborata, per ammantare il proprio profilo di un appeal maggiore, per "mascherarsi" appunto dietro una personalità vincente, per arrivare a quella "fama digitale" fatta di followers e di amicizie nate in virtù di un post accattivante.
E' perciò necessario elaborare una nuova interpretazione del mascheramento non solo fisico ma anche psicologico, che ci possa far comprendere appieno il bisogno ancora intatto di gioco, di inganno, di illusione che avvolge chiunque indossi una maschera nei giorni di Carnevale.
Vale per i bambini, che da sempre interpretano ruoli che sono in parte desideri per il futuro e in parte proiezioni e rielaborazioni del mondo delle favole un tempo e dei videogiochi oggi, e vale per gli adulti che si reinventano e si avventurano nel mondo dei sogni, nella grande giostra del possibile e nel regno del fantastico, dove vengono annullate le regole e le distanze.
Il saluto ufficiale nel Carnevale di Venezia, uno fra i più antichi ed affascinanti al mondo, è da sempre "Buonasera Signora Maschera" ad indicare che poco importa chi vi sia sotto il tabarro e la larva, poco conta il sesso, il censo, l'età, per quella notte ognuno sarà solo chi ha scelto di essere.
E le barriere cadono anche in virtù di un coinvolgimento collettivo che trasforma un rito antico in una festa allargata, una sorta di bolla trasparente di irrealtà in cui tutti si vedono altro, e pur senza essersi mai incontrati prima si guardano e si riconoscono.
Le tante persone che attraversano le calli veneziane indossando una maschera, un cappello, anche un semplice trucco artistico testimoniano la voglia di appartenere a quel gruppo eterogeneo e colorato che manifesta la propria voglia di partecipare ad un rito collettivo, una sorta di flash mob spontaneo ed eterno in cui si sorride alla telecamera di uno sconosciuto mentre in un giorno qualunque gli si chiederebbe di non violare la privacy del proprio sguardo, in cui si balla in Piazza San Marco con persone appena incontrate, in cui, al contrario di ciò che accade quando si maschera la propria realtà su Facebook o Istagram, non si ha lo scopo di mostrarsi altro da sè per ricevere applausi e consensi virtuali ma per mettere in gioco la propria natura più profonda, quella leggerezza che nella vita quotidiana ci viene a mancare gravati come siamo da maschere di solitudine, di paure per il futuro e di conflitti.
Ecco perchè anche oggi, in una società apparentemente libera, trasgressiva e priva di regole, il Carnevale ha ancora un fascino unico, antico ed eterno, racchiuso nelle parole di Oscar Wilde "Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero".
E però oggi il Carnevale va letto anche in una prospettiva diversa, perchè se nei secoli passati quella maschera era l'unico atto liberatorio consentito, oggi la possibilità di esprimere se stessi e la propria personalità attraverso un abito è la prassi quotidiana, giovani che raccontano la loro storia con un taglio di capelli o un look particolare sono ormai da anni una realtà e anche se esistono ancora sacche di perbenismo e di antichi pregiudizi l'abito e il monaco sono ormai concetti che appartengono ad un mondo lontano, pensiamo solo ai punk degli Anni Ottanta, ai più recenti Emo, o a tutti quei ragazzi che seguendo una moda o lanciandola esprimono anche il loro modo di essere.
Ecco quindi che travestirsi nei giorni di Carnevale non è più quel rito obbligato per chi "semel in anno" voleva "insanire" e sentirsi libero, ma è pur sempre un momento di massimo abbandono, un territorio neutro in cui lasciare nel cassetto per una sera la maschera metaforica che spesso si è costretti ad indossare ogni giorno, quel volto anonimo e mai del tutto sincero che si propone al mondo per nascondere fragilità che temiamo possano diventare bersagli.
Senza dimenticare che oggi c'è anche uno strisciante trasformismo virtuale che porta ad alterare la nostra vita quotidiana nel passaggio dal reale al digitale se è vero come ha recentemente appurato uno studio statunitense, che più del 68% di chi posta una notizia sui social networks tende a darne una versione elaborata, per ammantare il proprio profilo di un appeal maggiore, per "mascherarsi" appunto dietro una personalità vincente, per arrivare a quella "fama digitale" fatta di followers e di amicizie nate in virtù di un post accattivante.
E' perciò necessario elaborare una nuova interpretazione del mascheramento non solo fisico ma anche psicologico, che ci possa far comprendere appieno il bisogno ancora intatto di gioco, di inganno, di illusione che avvolge chiunque indossi una maschera nei giorni di Carnevale.
Vale per i bambini, che da sempre interpretano ruoli che sono in parte desideri per il futuro e in parte proiezioni e rielaborazioni del mondo delle favole un tempo e dei videogiochi oggi, e vale per gli adulti che si reinventano e si avventurano nel mondo dei sogni, nella grande giostra del possibile e nel regno del fantastico, dove vengono annullate le regole e le distanze.
Il saluto ufficiale nel Carnevale di Venezia, uno fra i più antichi ed affascinanti al mondo, è da sempre "Buonasera Signora Maschera" ad indicare che poco importa chi vi sia sotto il tabarro e la larva, poco conta il sesso, il censo, l'età, per quella notte ognuno sarà solo chi ha scelto di essere.
E le barriere cadono anche in virtù di un coinvolgimento collettivo che trasforma un rito antico in una festa allargata, una sorta di bolla trasparente di irrealtà in cui tutti si vedono altro, e pur senza essersi mai incontrati prima si guardano e si riconoscono.
Le tante persone che attraversano le calli veneziane indossando una maschera, un cappello, anche un semplice trucco artistico testimoniano la voglia di appartenere a quel gruppo eterogeneo e colorato che manifesta la propria voglia di partecipare ad un rito collettivo, una sorta di flash mob spontaneo ed eterno in cui si sorride alla telecamera di uno sconosciuto mentre in un giorno qualunque gli si chiederebbe di non violare la privacy del proprio sguardo, in cui si balla in Piazza San Marco con persone appena incontrate, in cui, al contrario di ciò che accade quando si maschera la propria realtà su Facebook o Istagram, non si ha lo scopo di mostrarsi altro da sè per ricevere applausi e consensi virtuali ma per mettere in gioco la propria natura più profonda, quella leggerezza che nella vita quotidiana ci viene a mancare gravati come siamo da maschere di solitudine, di paure per il futuro e di conflitti.
Ecco perchè anche oggi, in una società apparentemente libera, trasgressiva e priva di regole, il Carnevale ha ancora un fascino unico, antico ed eterno, racchiuso nelle parole di Oscar Wilde "Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero".