Emicranie e Cefalee Resistenti ai Farmaci
Disintossicazione dagli Analgesici il Primo Passo - Terapia di Profilassi Personalizzata
Tecniche Complementari Innovative: Gammacore, Botox...
Il trattamento delle emicranie resistenti negli adolescenti
Dott.ssa Licia Grazzi, Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano
Le emicranie e le cefalee, patologie spesso invalidanti nelle loro forme più severe, possono spesso portare ad un consumo eccessivo di farmaci analgesici nel tentativo di arrestare il dolore innescando al contrario un meccanismo di mal di testa legati proprio all'abuso di farmaci. Cosa fare in questi casi? Come andare incontro a pazienti che non trovano beneficio nella terapia farmacologica? Lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Licia Grazzi, Specialista in Neurologia del Centro per la Diagnosi e la Cura delle Cefalee dell'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano che si occupa proprio dei pazienti con emicranie resistenti ai farmaci. La prima cosa da fare è ovviamente mettere in atto una strategia di disintossicazione dai farmaci per "ripulire" l'organismo dalle sostanze di cui si è abusato negli anni, fase estremamente delicata perchè spesso si possono presentare delle emicranie di rebound, cioè da sospensione dei farmaci e quindi il paziente ha bisogno di essere supportato in questo primo passaggio fondamentale per poter poi impostare un percorso personalizzato. L'utilizzo di terapie di profilassi è sicuramente un approccio di prima linea che spesso ha successo perchè una volta eliminati i tanti farmaci che vanno ad interferire con l'uso della terapie di profilassi - e che spesso consigliati da amici e familiari senza essere adatti alla tipologia di mal di testa del paziente - le terapie profilattiche sono l'approccio più corretto, affiancate a delle regole tese a cambiare gli stili di vita (un'attenzione al ritmo sonno veglia, pasti regolari, attività fisica che sviluppa endorfine e decontrae i muscoli) e terapie cognitive comportamentali, biofeedback o di mindfullness che possono aiutare ad avere consapevolezza del dolore per meglio gestire l'attacco senza ricadere nella dipendenza da farmaci. Ma a fianco dei farmaci si può oggi proporre delle terapie complementari che riducono la frequenza e l'intensità degli attacchi e consentono una migliore qualità di vita sia lavorativa sia sociale. Fra queste le più interessanti sono al momento l'Infiltrazione di Botox in 31 punti a livello del nervo trigeminale per almeno un anno nelle forme per l'emicrania cronica o il Gammacore, stimolatore esterno che può ridurre l'entità della crisi soprattutto nei casi di emicrania senza aura, anche se è allo studio la possibilità di impiegarlo anche nelle emicranie con aura, apparecchio non invasivo che può essere usato in tutta sicurezza tranne nei pazienti che abbiano problemi cardiaci tipo aritmie... E recenti studi statunitensi hanno preso in considerazione anche l'impiego del Gammacore anche come terapia di profilassi e i risultati contro placebo sono decisamente incoraggianti. E' quindi fondamentale un approccio multidisciplinare che prenda in considerazione la multifattorialità delle emicranie e delle cefalee ed andare incontro ai bisogni fisici e anche psicologici del paziente, perchè alcune forme di cefalea o di emicrania sono fortemente invalidanti e hanno bisogno di essere gestite al meglio nel tempo. E se l'approccio con terapie complementari è importane per gli adulti lo è a maggior ragione negli adolescenti per poter evitare la somministrazione di farmaci che hanno sempre un certo grado di tossicità soprattutto per pazienti giovani.
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