Tumore alla Vescica e nuovi Farmaci Biologici
da usare in combinazione o in alternativa alla chirurgia e alla chemioterapia tradizionale
Lo studio molecolare del tumore per terapie mirate in tumori muscoloinfiltranti o metastatici
Come agiscono i nuovi farmaci a bersaglio molecolare e il futuro della ricerca
L'importanza di un training dopo un intervento radicale e una ricostruzione con neovescica
Il Ruolo della Formazione dei Giovani Oncologi per offrire a tutti i pazienti le stesse opportunità di cura
Dott. Andrea Necchi, Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Il tumore alla vescica, quando diagnosticato allo stadio iniziale può essere trattato brillantemente con un approccio chirurgico conservativo, ma purtroppo spesso l'evoluzione della malattia è silente o i sintomi trascurati e la diagnosi si effettua quando la malattia è in uno stadio localmente avanzato o ha già dato origine a metastasi. Fino ad oggi il trattamento in questi casi era di una chirurgia radicale con asportazione della vescica e ricostruzione di una neovescica, ma da alcuni mesi sono disponibili nuovi farmaci biologici a bersaglio molecolare in grado di colpire selettivamente il tumore ed ampliando quindo notevolmente le possibilità terapeutiche. Parliamo di tutto questo con il Dott. Andrea Necchi, Urologo della Struttura di Chirurgia Urologica dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che ci spiega come nei casi di tumori superficiali la chirurgia localizzata sia sufficiente ad esaurire l'intervento terapeutico mentre nel caso di tumori muscoloinfiltranti (quindi localmente avanzati con infiltrazione della parete muscolare della vescica) o nel caso di tumori che abbiano già dato origine a metastasi e che non abbiano risposto alle terapie standard oggi si hanno a disposizione armi diverse e personalizzate completamente innovative rispetto ai protocolli standard di chemioterapia che venivano utilizzati fino a qualche mese fa. Alla base di tutto ciò è la possibilità di conoscere i tumori e studiarli da un punto di vista biologico e molecolare, andando ad individuare la mappa genetica di ogni tumore per andare e costruire dei farmaci mirati - la cosiddetta target therapy con gli anticorpi monoclonali - che negli ultimi mesi è stato oggetto di ricerca avanzata con uno studio multicentrico che sta dando ottimi risultati e di cui l'Italia è stata ed è protagonista con lo studio condotto dall'Istituto Nazionale dei Tumori. E proprio a questo proposito il Dott. Necchi e i suoi collaboratori, la Dott.ssa Patrizia Giannatempo e il Dott. Daniele Raggi ci parlano dell'importanza della formazione dei giovani oncologi per poter arrivare ad offrire a tutti i pazienti, in ogni regione d'Italia, ed in ogni paese del mondo, le stesse opportunità di cura e di accesso alle tecniche più all'avanguardia e per far questo l'Istituto Nazionale dei Tumori ha messo in atto un programma di accoglienza di oncologi da tutto il mondo per un confronto, uno scambio e un arricchimento reciproco che ha appena ricevuto il Premio ESMO (Società Europea di Oncologia Medica) per il suo ruolo di formazione di medici pronti alle sfide che l'oncologia pone loro davanti ogni giorno. E in conclusione il Dott. Necchi ci parla dell'importanza di assistere un paziente a 360°, offrendogli informazioni sulla sua malattia - nel caso del tumore alla vescica anche un training in caso di intervento radicale e ricostruzione - e di supporto psicologico per aiutarlo ad affrontare nel modo più consapevole e con fiducia il percorso diagnostico-terapeutico. E cita l'esempio della Associazione PaLiNUro (Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali) fondata da un ex paziente che ha voluto così offrire la sua esperienza e mettersi a disposizione di chiunque affronti per la prima volta una malattia per non far mai sentire solo un paziente e la sua famiglia, perchè la cura e la guarigione sono fatte anche di sostegno, condivisione e solidarietà.
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