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I traumi del rachide cervicale
Traumi ad alta energia nelle persone giovani (incidenti stradali, cadute, sport...)
e traumi a bassa energia negli anziani (traumi lievi su un osso però già fragile)
La corretta gestione sul luogo dell'incidente
Le tecniche chirurgiche più innovative (accesso posteriore o anteriore) e la riabilitazione
Prof. Francesco Tamburrelli, Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS, Roma


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I traumi alla colonna vertebrale  -  e in particolare le fratture del rachide cervicale -  possono essere fondamentalmente di due tipi: ad alta energia -  quindi incidenti, cadute, conseguenza di sport estremi e occorrono solitamente a persone giovani - e a bassa energia, quindi traumi anche lievi ma in persone con problematiche sottostanti, come ad esempio una fragilità ossea negli anziani legata all'osteoporosi. In entrambi i casi le conseguenze possono essere anche molto gravi ed  quindi importante che il trattamento sia il più tempestivo e il più corretto possibile. E per conoscere i percorsi di trattamento della traumatologia vertebro-midollare e  le tecniche chirurgiche più innovative abbiamo incontrato il Prof. Francesco Tamburrelli, Direttore della Unità Operativa Complessa di Chirurgia Vertebrale della Fondazione Policlinico A.Gemelli di Roma che ci ha spiegato come esistano tre momenti topici in caso di trauma del rachide cervicale: il primo sicuramente il luogo dell'incidente dove è importante non effettuare manovre che possano compromettere la stabilità del paziente e soprattutto provocare danni midollari,  il secondo il passaggio chirurgico che deve essere valutato scegliendo la tecnica più idonea -  accesso anteriore o posteriore, posizionamento di mezzi di sintesi... -  e il terzo la riabilitazione post operatoria per avviare il paziente ad un recupero funzionale il più ampio possibile.

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