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Oscar Wilde
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Il "ruolo" che gli adolescenti creano per sè sui social network (più o meno reale anche per apparire più interessanti) può interferire con il loro io più profondo alterando la realtà e portando a quella è che stata definita "amnesia digitale" cioè ritenere vero tutto ciò che è "vissuto" su Facebook o su Twitter


"La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla" scriveva Gabriel Garcia Marquez e oggi la frase potrebbe essere trasformata in "La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si è raccontata sui social network" perchè sempre più anche i piccoli avvenimenti quotidiani vengono condivisi su Facebook o Twitter, magari con qualche aggiunta di "sceneggiatura" per rendere il profilo più interessante. E questo fenomeno che riguarda soprattutto i giovani e gli adolescenti può portare ad un fenomeno preoccupante, cosiddetto "amnesia digitale" e cioè a credere che la realtà si si svolta esattamente come la abbiamo raccontata nel post della nostra pagina. Il rischio naturalmente è quello di perdere di vista i confini del reale e soprattutto fra i più giovani la voglia di suscitare simpatia con il racconto di "imprese mirabolanti" invece del realistico "sono stato a casa a studiare e a giocare con un videogame" che sicuramente attirerà meno Likes di "sono andato a fare bungee jumping o sono uscito con la ragazza più carina della scuola" può condurre ad un oblio della vita quotidiana, considerata troppo banale per interessare gli amici e conquistare consensi.  Con la conseguenza che il rapporto con se stessi e con la propria identità -  identità in continua evoluzione e metamorfosi negli anni dell'adolescenza -  può risultare problematico. 
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