Il ruolo del medico di famiglia nel percorso di cura
Conoscere la persona che si segue negli anni significa conoscere la sua vita, i suoi problemi e i suoi bisogni al di là della malattia - La Medicina Narrativa permette al paziente di raccontare il proprio vissuto
e al medico di scegliere le migliori terapie non solo su basi cliniche ma anche etiche, psicologiche e sociali
Dott.ssa Carla Bruschelli
Quando viene diagnosticata una malattia la prospettiva di vita cambia, gli orizzonti temporali si modificano e si è assaliti da dubbie, paure, preoccupazioni che riguardano gli aspetti diciamo così "tecnici" della patologia ma che sconfinano anche nel proprio privato, nell'ambito lavorativo, sociale... E se nel percorso di diagnosi e terapia di tanto in tanto si ha come punto di riferimento lo specialista a cui ci si è rivolti per un consulto è con il medico di famiglia che si ha il rapporto privilegiato, colui con il quale abbiamo un rapporto continuato nel tempo, che conosce anche il nostro passato, le eventuali comorbidità, le condizioni familiari, l'atteggiamento psicologico nei confronti della malattia e della vita. Ed è il medico di famiglia che può raccogliere - e accogliere - il racconto di quelle che sono le priorità all'interno di un percorso di cura complesso, di quelle che sono le fragilità, le speranze e le paure, per costruire insieme al paziente quell'alleanza terapeutica che è alla base di ogni guarigione e che si concretizza nella Medicina Narrativa, che pone il paziente al centro, in cui il medico ascolta i suoi bisogni, in cui si decidono insieme interventi e strategie non solo sulla base delle evidenze scientifiche ma anche considerando il vissuto del paziente e la sua percezione di malattia. Per parlare di tutto questo abbiamo incontrato la Dott.ssa Carla Bruschelli, Medico di Famiglia a Roma che ci ha spiegato come sia fondamentale creare un rapporto di fiducia nel tempo con i propri pazienti, dedicare loro tempo e ascolto per poter creare un rapporto empatico con loro, andando a considerare non solo il dolore fisico ma anche la sofferenza psicologica e morale che accompagna ogni malattia, soprattutto se cronica, invalidante o di patologie gravi, e che solo interagendo con chi si ha di fronte - la persona quindi e non il malato - si può decidere quale sia la migliore gestione terapeutica per una determinata persona, il cosiddetto tayloring, quella medicina personalizzata che sempre più mette al centro del percorso di cura la persona e non l'organo. E la Dottoressa ci spiega anche l'importanza della formazione dei medici che possono imparare le tecniche ci counseling breve per riuscire anche nei tempi brevi di una visita a conoscere chi si ha di fronte perchè: "E' più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia, che sapere quale tipo di malattia abbia una persona..."come scriveva Ippocrate.
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