Ipertensione Essenziale, Pseudoresistente, Resistente Stili di vita, farmaci e aderenza terapeutica i cardini per mantenere la pressione nei giusti limiti Come si valuta se una ipertensione che non scende è realmente resistente o pseudoresistente La denervazione dell'arteria renale quando e per chi La gestione dell'ipertensione negli anziani, nelle donne in gravidanza, nei giovani Dott.ssa Marina Alimento, Centro Cardiologico Monzino
L'ipertensione viene spesso definita killer silenzioso perchè difficilmente dà segnali macroscopici e spesso si arriva a diagnosticarla quando ha già provocato danni d'organo o complicanze, essendo un fattore di rischio elevato per problematiche cardiovascolari e non solo. E purtroppo è una patologia che colpisce moltissimi italiani, anche nelle fasce più giovani, mentre un tempo era considerata una patologia appannaggio della terza età. E molto spesso nonostante un paziente sia in terapia non si riesce a raggiungere dei valori ottimali, e si parla in questo caso di ipertensione pseudoresistente o resistente. Ma cosa significa? E come si interviene? Lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Marina Alimento, Specialista in Cardiologia dell'Unità di Scompenso, Cardiologia Clinica e Riabilitativa del Centro Cardiologico Monzino di Milano che ci ha spiegato come gli stili di vita sbagliati, alimentazione scorretta, fumo, stress, sedentarietà siano tutti fattori di rischio per la cosiddetta ipertensione essenziale che può essere diagnosticata con una semplice misurazione. Il primo passo naturalmente è intervenire sui fattori cosiddetti modificabili (quelli non modificabili sono ad esempio l'età e la familiarità) diminuendo il consumo di sale e di alimenti che lo contengono, facendo regolarmente attività fisica e raggiungendo un buon controllo del peso corporeo, ma laddove non fosse possibile si deve ricorrere ai farmaci, una combinazione solitamente di tre diversi farmaci che oggi rispetto al passato hanno una emivita più lunga e quindi offrono una copertura ottimale durante il giorno. Nel caso i valori continuino ad essere alti dopo qualche settimana dall'inizio della terapia è necessario valutare se si sia in presenza di una ipertensione pseudoresistente (dovuta ad esempio ad una scarsa aderenza terapeutica e al fatto che la terapia non è seguita correttamente, a stili di vita non adeguati come l'abitudine di continuare a fumare, all'assunzione di altri farmaci, a patologie associate...) oppure se si sia in presenza di una ipertensione resistente o anche secondaria, quindi legata a patologie di altri organi, per la quale oggi si hanno a disposizione nuove metodiche come la denervazione dell'arteria renale. Con la Dottoressa parliamo poi di alcune particolari categorie di pazienti ipertesi dove le precauzioni devono essere maggiori, e quindi parliamo di pazienti anziani in cui le comormidità, la politerapia e la difficoltà di metabolizzare correttamente i farmaci rendono difficile raggiungere un equilibrio, delle donne in gravidanza, condizione che può favorire l'insorgenza dell'ipertensione e dei giovani, che nel caso risultino ipertesi devono comprendere l'importanza di assumere i farmaci costantemente per tutta la vita, ad evitare quelle complicanze anche gravi che una ipertensione trascurata negli anni può portare. E concludiamo parlando con la Dott.ssa Alimento di cosa si intenda per "valori ottimali" di pressione e di come debbano essere diversi da persona a persona a seconda del suo profilo di rischio, dell'età, delle patologie associate...
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