La Terapia Occupazionale nelle Cure Palliative - Il Modello Antea La "distrazione cognitiva" per il controllo di ansia, depressione e anche dolore Il racconto di se e delle proprie emozioni con il disegno, la scrittura o la cucina come fine terapeutico ma anche come mezzo per favorire la socialità Dott.ssa Chiara Maria Latini, Antea Onlus
Le cure palliative sono un universo complesso e multiforme, fatto di farmaci, di riabilitazione, fatto di assistenza fisica, psicologica e spirituale, ma fatto anche di elementi che apparentemente non rientrano nei bisogni primari di chi si sta preparando ad affrontare la fase finale della vita, come ad esempio cucinare insieme, dipingere, curare le piante, prendersi cura del proprio aspetto esteriore, e che invece sono momenti aggregativi importanti, aiutano i pazienti a raccontare se stessi in modo non verbale, ad esprimere emozioni inespresse, a relazionarsi con gli altri - siano essi operatori sanitari, familiari o altri pazienti - attraverso gesti comuni, abituali come il cucinare insieme, che smorzano la solitudine della malattia e permettono di riappropriarsi della propria quotidianità, mantenendosi attivi ed autonomi. Tutto questo è la Terapia Occupazionale che in un Hospice diventa il momento aggregante della giornata, come ci racconta la Dott.ssa Chiara Maria Latini, terapista occupazionale all'Antea Onlus che segue ogni giorno i pazienti mettendo in atto la "distrazione cognitiva" che ha lo scopo di capire quale occupazione permetta loro di esprimere al meglio la loro personalità - pittura, disegno, poesia, cucina, cura delle piante... - riuscendo così ad avere un miglioramento sul tono dell'umore, sull'ansia e sulla depressione e perfino sul sintomo dolore. Tenersi attivi ogni giorno, anche con un percorso di riabilitazione fisica e con l'ausilio di strumenti modificati per poter essere usati da chi ha limitazioni funzionali (come ad esempio pennelli o posate modificate nella loro impugnatura) facilita la ripresa dell'autonomia e la funzionalità, favorendo anche il racconto di sè e la comunicazione delle proprie emozioni attraverso disegni o poesie che legano il passato al presente e danno un senso al fine vita. Le attività, ci spiega la dottoressa, non sono solo un fine terapeutico ma anche il mezzo per entrare in contatto con le persone e per aiutarle ad entrare in contatto con gli altri, in una fase della vita dove il rischio di rinchiudersi in se stessi è sempre in agguato.
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All'Hospice Antea la terapia occupazionale prevede corsi di ceramica per la realizzazione di bomboniere (un modo per sentirsi ancora parte del percorso produttivo e lavorativo) la cura dell'orto seduto, con postazioni ergonomiche per le persone in sedia a rotelle, l'appuntamento con la cucina dove ognuno può portare il proprio contributo di creatività per poi condividere a tavola ciò che si è preparato tutti insieme, la beauty therapy per aiutare le donne a prendersi cura del proprio aspetto fisico anche quando le cura hanno alterato il proprio io corporeo abituale - e vedersi esteticamente più curate le aiuta anche a non provare vergogna nel mostrarsi agli altri favorendo così la socialità - e non ultimo il mondo social, con la pagina Facebook LaTO A dove pazienti e terapisti condividono con amici e familiari le loro occupazioni giornaliere così da poter rimanere sempre in contatto con i propri cari.