Le Demenze: problema clinico ma anche sociale
Quanti tipi di demenze esistono - I primi sintomi spesso atipici - I farmaci: quando e per chi?
I consigli alle famiglie su come gestire la quotidianità
Prof. Salvatore Giaquinto
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Quando si parla di demenza si dovrebbe in realtà parlare di demenze perchè sono molte le forme di declino e in molti casi ci si trova di fronte a delle pseudo demenze come nel caso di una demenza depressiva, o legata ad un grave ipotiroidismo, o ad una avitaminosi, ad alcune infezioni, o conseguenza di un trauma cranico (anche micro traumi ripetuti come nel caso dei pugili), senza contare le forme di demenza associate a malattie neurologiche come il Parkinson, la Corea,mucca pazza... o le demenze di origine vascolare caratterizzate da una serie di ischemie cerebrali riscontrabili alla tac o alla risonanza. Ecco quindi che la diagnosi diventa fondamentale per impostare un percorso corretto per ogni paziente. E per conoscere meglio l'universo complesso delle demenze abbiamo incontrato il Prof. Salvatore Giaquinto, Specialista in Neuropsichiatria, che ci ha spiegato che la forma più diffusa - circa il 50% - di demenza è la malattia di Alzheimer, caratterizzata dalla distruzione della parte semantica e del linguaggio nelle forme ad esordio precoce, e dalla perdita di memoria nelle forme tardive (oltre i 70 anni). I primi sintomi possono essere subdoli, atipici, come un cambiamento di umore o personalità, spesso scambiati per depressione, di condizione - stati di agitazione alternati a momenti di rallentamento fisico e mentale - e deficit mnemonici che coinvolgono la memoria a breve e lungo termine, la memoria semantica, episodica, dichiarativa, il linguaggio... mentre viene conservata la memoria procedurale e motoria (se si sapeva andare in bicicletta o nuotare si può ancora farlo). Possono esserci parafasie semantiche (chiamare marito il figlio o viceversa) o anche difficoltà ad identificare gli oggetti (scambiare la vasca per il letto). Naturalmente il ruolo della famiglia e del care giver diventa fondamentale per aiutare la persona con demenza a vivere il più serenamente possibile le fasi di declino cognitivo, ed allora è consigliato parlare lentamente con frasi brevi, tenere le mani per catturare il focus attentivo, creare un ambiente soft in casa - e in questo può aiutare una musica adatta, Mozart e la musica del 700 è stato dimostrato che hanno un effetto calmante. Un capitolo importante è quello dei farmaci, come si sa non esistono molecole in grado di guarire o di arrestare per sempre l'andamento della malattia, ma i farmaci sintomatici sono importanti soprattutto per il riposo notturno che nella demenza viene spesso compromesso (anche se l'utilizzo dei neurolettici e degli ipnotici deve essere valutato con attenzione ed il dosaggio personalizzato caso per caso), e per ritardare il più possibile l'insorgenza dei sintomi. (si tratta in genere di anticolinergici per proteggere la acetilcolina, neurotrasmettitore delle funzioni cognitive). Un altro aspetto fondamentale è far sì che nelle prime fasi di malattia il paziente sia ancora coinvolto nella vita sociale e familiare, ed è quindi importante mettere in atto una tecnica di attivazione cognitiva con terapia della realtà, della reminiscenza e della validazione per creare un ponte fra il passato e il presente, e in questo possono essere di grande aiuto album di foto, video...Recentemente si è visto che una forma di socialità può essere costituita dagli Alzheimer cafè, luoghi dove si può ascoltare musica (il ritmo sei ottavi è quello più idoneo in questi momenti di socialità). Nelle fasi più avanzate, quando la famiglia non è più in grado di provvedere in casa ai bisogni sempre crescenti - ed è importante ricordare che i familiari ed i care giver di persone con demenza sono sottoposti ad un forte stress tanto che studi recenti hanno inserito fra i rischi cardiovascolari proprio l'assistenza a persone con demenza - le strutture più idonee sono i cosiddetti appartamenti protetti dove l'assistenza è garantita 24 ore su 24. In conclusione con il Prof. Giaquinto abbiamo parlato anche del rischio genetico delle forme precoci di Alzheimer e delle eventuali consulenze genetiche per familiari a rischio, e delle ricerche con esisti contraddittori sull'importanza di una costante stimolazione cognitiva nella prevenzione della malattia di Alzheimer. Dati definitivi non ce ne sono, ma quel che è certo è che un impegno mentale costante nella vita, come pure l'attività fisica, sono in grado di produrre fattori di crescita nervosi ( l'NGF per cui la Prof.ssa Montalcini vinse il Nobel) e quindi una vita intellettualmente stimolane è comunque un investimento sul nostro patrimonio intellettivo.
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