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Le Sordità Improvvise e le nuove terapie per uso topico
Come riconoscere una sordità improvvisa - Quali accertamenti per una diagnosi d'esclusione
La somministrazione di cortisone nell'orecchio per utilizzare una maggior concentrazione di farmaco
La tempestività di trattamento per recuperare completamente l'udito (soprattutto se si è giovani)

Prof. Roberto Filipo, La Sapienza Università di Roma


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Una sordità improvvisa, parziale o totale, monolaterale, accompagnata da un senso di pienezza dell'orecchio (paragonabile a quello che si prova in aereo), è quella che viene definita Sordità Improvvisa Neurosensoriale, cioè non legata a problemi del timpano e degli ossicini dell'orecchio medio ma ad un malfunzionamento del sistema di ricezione del suono, quindi la coclea. é quasi sempre monolaterale, ha un esordio  e un culmine nel giro di 24/48 ore, talvolta può essere accompagnata da vertigini o acufeni (ma il fenomeno è più raro che nel caso ad esempio della Sindrome di Meniere che tra l'altro ha un andamento altalenante con periodi di abbassamento dell'udito e altri di recupero) e comporta sordità lievi (30/40 decibel) medie (60/70) o profonde (100) sulle frequenze medio-basse con mantenimento dei toni acuti, o viceversa o completa. Cosa fare in questi casi? Lo abbiamo chiesto al Prof. Roberto Filipo, Presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e professore Emerito di otorinolaringoiatria a La Sapienza Università di Roma che ci ha spiegato l'importanza di una visita dallo specialista con curva audiometrica e altri accertamenti per escludere eventuali altre patologie virali, autoimmuni, o neurofibromi del nervo acustico e soprattutto per avviare tempestivamente una terapia dal momento che il recupero completo dell'udito è legato strettamente ad una terapia che non inizi oltre i 6/7 giorni dall'insorgenza del disturbo. E parlando di terapie il Professore ci fa conoscere le strategie più innovative e cioè la somministrazione locale di cortisone attraverso una iniezione nell'orecchio medio che tramite una membrana è collegato direttamente all'orecchio interno cosicchè la concentrazione del farmaco sia più alta rispetto alla somministrazione per via sistemica e che il farmaco resti attivo più a lungo. Solitamente sono sufficienti tre iniezioni che vengono praticate con anestesia locale in tre giorni consecutivi e la possibilità di recupero, soprattutto nelle persone giovani, con questa metodica è nettamente superiore ad ogni altra tecnica di vasodilatazione anche in considerazione della doppia azione del cortisone, che è un farmaco antinfiammatorio d'eccellenza ma ha anche una azione antiapoptopica e cioè impedisce il declino e la morte cellulare e in una malattia ad eziologia così complessa e dalla genesi multifattoriale ma sicuramente legata alla sofferenza cellulare questo offre indubbi vantaggi.

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