Lo stress sul lavoro può essere considerato fattore di rischio - oltre a parametri come la sindrome metabolica, predisposizione genetica... - per lo sviluppo di Diabete di Tipo 2
Lo stress, parola forse abusata di cui non si riesce mai ad afferrarne appieno il significato, può avere un effetto benefico se a piccole dosi, ma può essere estremamente dannoso quando supera i livelli di guardia, aumentando i livelli di cortisolo, favorendo l'innalzamento della pressione arteriosa e, ultima scoperta, andando a diventare uno dei vari fattori di rischio per lo sviluppo di diabete di Tipo 2. Lo studio è stato condotto in Germania, dall'Istituto Epidemiologico di Monaco e ha coinvolto un gruppo di 5.300 persone tra uomini e donne, tutti con un impiego a tempo pieno, la cui salute è stata monitorata per dodici anni. E oltre ai parametri solitamente presi in considerazione come obesità e sovrappeso o indice di massa corporea e predisposizione familiare i partecipanti allo studio hanno dovuto anche indicare di anno in anno la componente di stress che dovevano sopportare sul posto di lavoro, intendendo con stress un forte stress, cioè quelle condizioni di lavoro in cui non si subiscono pressioni o mobbing, in cui il carico di lavoro è eccessivo e gravoso, in cui il proprio margine di autonomia è scarso o nullo, insomma tutte quelle condizioni in cui il lavoro diventa un motivo di disagio, frustrazione e malessere. Ebbene tutti coloro che avevano indicato come condizione di vita uno stress come quello appena descritto hanno mostrato incrementato il rischio di sviluppare diabete di Tipo 2 del 45% e se si considera che mediamente in ambito lavorativo a livello mondiale 1 lavoratore su cinque affronta uno stress impegnativo il rischio diventa un fattore decisamente non trascurabile per una malattia che orma iè stata definita pandemia per i numeri impressionanti e in continua crescita - 285 milioni nel mondo nel 2010 (di cui 3.5 milioni solo in Italia) e previsione di 438 milioni nel 2030.