Malattia di Parkinson
Percorso personalizzato diagnostico-terapeutico-assistenziale per migliorare la qualità di vita
I sintomi atipici per una diagnosi precoce, la riabilitazione d'avanguardia e le terapie innovative per le fasi avanzate
Il ruolo delle associazioni dei pazienti
Parlare della Malattia di Parkinson significa parlare di una patologia complessa, multiforme, che negli anni richiede modifiche al piano terapeutico, competenze diverse, assistenza fisica e psicologica. E richiede soprattutto un approccio multidisciplinare e personalizzato per offrire ad ogni paziente un percorso diagnostico terapeutico ed assistenziale che lo aiuti nella quotidianità e migliori la sua qualità di vita. A pochi giorni dalla giornata mondiale dedicata al Parkinson che si svolge il 28 novembre si è svolto un Senato una tavola rotonda dedicata proprio alla best practice nella gestione della malattia, che non può prescindere da centri di riferimento dove il paziente possa essere accolto e curato in ogni fase di malattia. Una dei momenti cruciali è sicuramente quello della diagnosi che giunge spesso solo in fase avanzata quando compare il disturbo motorio che però oggi si sa può essere preceduto da altri sintomi atipici che è fondamentale vengano intercettati al più presto per arrivare ad una diagnosi precoce. Ce ne parla il Prof. Giovanni Defazio, Professore Associato di Neurologia, Dipartimento di Scienze mediche di base, neuroscienze e organi di senso - Università degli Studi di Bari che ricorda quali sono i principali sintomi non motori della malattia e di come la diagnosi sia affidata ad una attenta anamnesi del paziente.
E se una terapia dedicata per la cura della malattia di Parkinson ancora non c’è è vero però che i farmaci sintomatici sono in grado di controllare nel tempo le manifestazioni più gravose e di rallentare l’evoluzione della malattia, soprattutto se accompagnate dalla riabilitazione, che oggi si avvale anche di device tecnologici all’avanguardia e che deve essere iniziata fin dalle prime fasi della malattia per consentire al paziente di mantenere più a lungo l’equilibrio, il tono muscolare, e soprattutto l’autonomia. E ci spiega quali siano le tecniche di riabilitazione a disposizione dei pazienti ( e che si avvalgono anche della tecnologia e dei videogiochi) il Prof. Giovanni Abbruzzese, Professore Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa, DINOGMI - Università degli Studi di Genova |
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Cliccare sul rettangolo in basso a destra per lo Schermo Intero Ma cosa fare in fase avanzata di malattia quando la qualità i vita viene inevitabilmente compromessa dalla difficoltà di movimento? Esistono oggi tecniche dedicate, come la somministrazione di levodopa con una peg intestinale, o la DBS che utilizza elettrodi per una stimolazione cerebrale, tecniche che possono essere di grande aiuto soprattutto per i pazienti più giovani. E ci spiega in cosa consistono queste nuove tecniche e per quali pazienti siano indicate il Prof. Leonardo Lopiano, Professore Ordinario di Neurologia, Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini”- Università di Torino
Ma naturalmente l’aspettativa maggiore è affidata alla ricerca che si concentra oggi sia sulla individuazione di biomarcatori che consentano una diagnosi precoce sia sulla messa a punto di nuovi farmaci mirati per impedire la degenerazione delle strutture cerebrali aggredite dalla malattia. E approfondisce queste tematiche per noi il Prof. Alfredo Berardelli, Professore Ordinario di Neurologia, Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, Sapienza Università di Roma. E per tutti i pazienti e le loro famiglie è fondamentale il supporto delle associazioni, per fare rete, per scambiarsi informazioni, per un confronto e un conforto che li aiuti nella quotidianità e che li faccia sentire meno soli nella malattia come ci ricorda Grazia Nardone, Referente Roma/Lazio, AIP – Associazione Italiana Parkinson. |
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