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La salute è il primo dovere della vita.

Oscar Wilde
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Mi chiamo Sara, e ho le mani legate...                                 Mandateci le vostre storie, 
                                                                                                le pubblicheremo in questa sezione


Ho le mani legate, legate strette… i nodi si sono fatti sempre più minacciosi mano a mano che il medico sciorinava la diagnosi, mano a mano che programmava l’intervento, mano a mano che prospettava terapie successive. A mani legate mi sono preparata al ricovero, a mani legate ho comprato una vestaglia nuova, ho preparato la valigia insieme a mio marito che mi scruta anche nel buio ma non dice niente, quasi che non fossi più io… questi legacci mi impediscono di abbracciarlo, di stringerlo a me e stringermi a lui, ma se all’improvviso le corde cedessero, ce la farei a raggiungerlo ancora, a ritrovare quel contatto che da quando sono stata operata al seno non abbiamo più? Ho le mani legate ogni volta che mi siedo davanti alla scrivania del medico  che mi chiede cortesemente come sto, se i farmaci antiemetici abbiano fatto effetto o se abbia ancora nausea nei giorni dopo la chemio, se avverto stanchezza eccessiva… ho le mani legate mentre gli rispondo altrettanto cortesemente, mentre vorrei urlare la mia disperazione, la paura, la voglia di scappare da quella stanza e da questa vita… ho le mani legate mentre vedo scendere il liquido trasparente nella flebo, veleno che dovrebbe guarirmi, ma che mi fa solo star peggio, guardo quelle gocce apparentemente innocue e vorrei strapparmi il porter, che come un cane docile mi sono fatta applicare, anche se mi sembra un marchio più sadico della lettera scarlatta… ma ho le mani legate, e non posso farlo, non posso sottrarmi al mio dovere di moglie, di madre, di sorella, al dovere verso me stessa, al dovere di crederci… ho le mani legate adesso, mentre scrivo per me, nel silenzio della stanza, e scrivo per me e solo per me perchè nessuno vuole ascoltare la paura, nessuno vuole sciogliere questi lacci e lasciar scappare la creatura scomposta e lunatica in cui mi trasformerei se queste corde venissero tagliate da un’anima generosa… ho le mani legate quando mangio lentamente per non  scatenare il vomito, ho le mani legate quando cammino a fatica, ho le mani legate quando vorrei chiedere aiuto e non lo faccio per pudore, per vergogna, o forse per paura delle risposte, ho le mani legate quando tutti si muovono in silenzio attorno a me cercando di non contraddirmi… la pietà e la compassione stringono le corde ancora più forte, lacerano la carne… ho le mani legate dai sussurri e dai sospiri dei vicini di casa, ho le mani legate dall’indifferenza professionale con cui il medico aggiorna la mia cartella clinica, dalla tecnologia sofisticata che affetta il mio corpo mentre giaccio immobile sul lettino della tac, ho le mani legate dalle mie cellule minacciate e sotto assedio, e più mi divincolo e cerco di liberarmi più la morsa si stringe, più mi intrappola in questo corpo… ieri quando il medico mi ha accolto con un “Carissima buongiorno, come sta?” avrei avuto voglia di dirgli “Mi chiamo Sara…” ma poi la voce mi è mancata, perché a lui, come del resto a tutti, che importa come mi chiamo, chi sono, o meglio chi ero e chi forse sarò, per loro sono solo un terzo stadio metastatico e di queste mani legate non si accorgono neanche…

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