Mi chiamo Sara, e ho le mani legate... Mandateci le vostre storie,
le pubblicheremo in questa sezione
Ho le mani legate, legate strette… i nodi si sono fatti
sempre più minacciosi mano a mano che il medico sciorinava la diagnosi, mano a
mano che programmava l’intervento, mano a mano che prospettava terapie
successive. A mani legate mi sono preparata al ricovero, a mani legate ho
comprato una vestaglia nuova, ho preparato la valigia insieme a mio marito che
mi scruta anche nel buio ma non dice niente, quasi che non fossi più io… questi
legacci mi impediscono di abbracciarlo, di stringerlo a me e stringermi a lui,
ma se all’improvviso le corde cedessero, ce la farei a raggiungerlo ancora, a
ritrovare quel contatto che da quando sono stata operata al seno non abbiamo
più? Ho le mani legate ogni volta che mi siedo davanti alla scrivania del
medico che mi chiede cortesemente come
sto, se i farmaci antiemetici abbiano fatto effetto o se abbia ancora nausea
nei giorni dopo la chemio, se avverto stanchezza eccessiva… ho le mani legate
mentre gli rispondo altrettanto cortesemente, mentre vorrei urlare la mia
disperazione, la paura, la voglia di scappare da quella stanza e da questa
vita… ho le mani legate mentre vedo scendere il liquido trasparente nella
flebo, veleno che dovrebbe guarirmi, ma che mi fa solo star peggio, guardo
quelle gocce apparentemente innocue e vorrei strapparmi il porter, che come un
cane docile mi sono fatta applicare, anche se mi sembra un marchio più sadico
della lettera scarlatta… ma ho le mani legate, e non posso farlo, non posso
sottrarmi al mio dovere di moglie, di madre, di sorella, al dovere verso me
stessa, al dovere di crederci… ho le mani legate adesso, mentre scrivo per me, nel
silenzio della stanza, e scrivo per me e solo per me perchè nessuno vuole
ascoltare la paura, nessuno vuole sciogliere questi lacci e lasciar scappare la
creatura scomposta e lunatica in cui mi trasformerei se queste corde venissero
tagliate da un’anima generosa… ho le mani legate quando mangio lentamente per
non scatenare il vomito, ho le mani
legate quando cammino a fatica, ho le mani legate quando vorrei chiedere aiuto
e non lo faccio per pudore, per vergogna, o forse per paura delle risposte, ho
le mani legate quando tutti si muovono in silenzio attorno a me cercando di non
contraddirmi… la pietà e la compassione stringono le corde ancora più forte,
lacerano la carne… ho le mani legate dai sussurri e dai sospiri dei vicini di
casa, ho le mani legate dall’indifferenza professionale con cui il medico
aggiorna la mia cartella clinica, dalla tecnologia sofisticata che affetta il
mio corpo mentre giaccio immobile sul lettino della tac, ho le mani legate
dalle mie cellule minacciate e sotto assedio, e più mi divincolo e cerco di
liberarmi più la morsa si stringe, più mi intrappola in questo corpo… ieri
quando il medico mi ha accolto con un “Carissima buongiorno, come sta?” avrei
avuto voglia di dirgli “Mi chiamo Sara…” ma poi la voce mi è mancata, perché a lui,
come del resto a tutti, che importa come mi chiamo, chi sono, o meglio chi ero
e chi forse sarò, per loro sono solo un terzo stadio metastatico e di queste
mani legate non si accorgono neanche…